domenica 24 aprile 2016

Predicazione di Domenica 24 aprile 2016 su Genesi 4,1-15 a cura di Marco Gisola e dei ragazzi/e della scuola domenicale

Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l'aiuto del SIGNORE». Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra. Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»
 
Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise.
 
Il SIGNORE disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?» Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» Il SIGNORE disse: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. Ora tu sarai maledetto, scacciato lontano dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra». Caino disse al SIGNORE: «Il mio castigo è troppo grande perché io possa sopportarlo. Tu oggi mi scacci da questo suolo e io sarò nascosto lontano dalla tua presenza, sarò vagabondo e fuggiasco per la terra, così chiunque mi troverà, mi ucciderà». Ma il SIGNORE gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte più di lui». Il SIGNORE mise un segno su Caino, perché nessuno, trovandolo, lo uccidesse.


Tra poco ascolteremo un commento a questo brano biblico molto famoso, su cui abbiamo lavorato con i ragazzi/e cercando di capire che cosa può questo racconto dirci oggi.
Questo racconto ci lascia però una domanda a cui non risponderemo perché nel racconto biblico una risposta non c’è: perché Dio gradisce l’offerta di Abele e non gradisce quella di Caino? Se noi rimaniamo al testo di Genesi 4 non possiamo che constatare che il racconto non ci dice perché. Ci dice che Dio guarda con favore l’offerta di Abele e non quella di Caino, ma non ci dice il perché.
Forse questo ci vuole dire che ci sono delle cose che semplicemente non possiamo capire, che non sono alla nostra portata; anche questo fa parte del nostro limite di creature. Nei fatti della nostra esistenza rimangono dei misteri che non possiamo spiegare. Il male ha degli aspetti misteriosi che non riusciamo a comprendere fino in fondo. Questo racconto non dà risposte sull’origine del male, ma piuttosto ci vuole istruire su che cosa dobbiamo fare noi davanti al male che c’è e che a volte è anche dentro di noi.
Oggi vogliamo provare a farci ri-raccontare questa storia dai due protagonisti, Caino e Abele.


Abele
Io sono Abele e tutti conoscete la mia storia. A dire il vero io non ho molto da dire. Anzi, se guardassimo soltanto a quello che ci dice la Bibbia, dovrei tacere, perché nel racconto biblico io non dico una sola parola. Perché chi ha scritto questo racconto non mi ha fatto dire nemmeno una parola? Eppure qualcosa da dire ce l’avrei avuta anch’io…
Forse chi ha scritto il libro della Genesi con il mio silenzio ha voluto dire che la caratteristica delle vittime è sempre quella di essere condannate a stare zitte. Anche quando non muoiono, le vittime devono subire e stare zitte.
A me è toccata questa parte, a qualcuno deve toccare, anzi purtroppo tocca a molte, troppe persone. Tocca a intere popolazioni, tocca a miliardi di esseri umani, vittime della povertà e dello sfruttamento, tocca a molti migranti che lasciano tutto per attraversare il deserto e poi salire su un barcone. Tocca a molti bambini e bambine che sono costretti a lavorare anziché andare a scuola, tocca a molte donne che dentro le case delle nostre città e paesi subiscono violenza, …. e così via, tocca a molte persone.
Tutte queste vittime in fondo si chiamano Abele, ci sono milioni e milioni di Abele nel nostro mondo e a miliardi ci sono stati nella storia, vittime di guerre, oppressioni, conquiste, genocidi, tratte degli schiavi.... Io sono tutti loro. Forse chi ha scritto il libro della Genesi ha scritto questo racconto per loro, perché tutte le vittime del mondo fossero qui nella Bibbia, anche se in silenzio… ma avessero almeno un nome, il mio nome.


Caino
Io sono Caino. Lo so che voi vorreste che io mi gettassi a terra e chiedessi perdono, prima di tutto a Abele e poi a tutti voi. Non lo farò, questa è una questione tra me e Dio. E soprattutto non lo farò, perché nel racconto della Bibbia un Caino pentito non c’è, e quindi non posso inventarmelo io adesso.
Io voglio raccontarvi che cosa è successo allora, anche se lo sapete già, perché avete ascoltato il racconto del libro della Genesi. È successo che io ho ucciso Abele, mio fratello. Perché? Rabbia? Gelosia, perché Dio aveva gradito la sua offerta e non la mia? Tutto ciò mi ha portato a desiderare che egli sparisse dalla mia vita. E l’unico modo perché questo accadesse era ucciderlo.
Ma il racconto della Bibbia racconta l’uccisione di Abele in poche parole, senza dettagli: “Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise”. Si ferma molto di più, invece, sui dialoghi tra me e Dio. Dialoghi, al plurale perché Dio è venuto due volte a cercarmi per parlare con me. Una volta prima che io uccidessi Abele e una volta dopo che l’avevo già ucciso.
Dio aveva capito che io ero molto arrabbiato e ha cercato di farmi capire che questa mia rabbia poteva portarmi a fare cose molto brutte, come poi infatti è successo. Dio ha cercato di farmi capire che dovevo dominare questa mia rabbia: “il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!” Il peccato è quello che ti spinge a fare il male, perché il male nasce da dentro di noi, non viene da fuori. Dio mi ha messo davanti a un bivio: “se agisci bene…” “se agisci male...”. mi ha messo davanti a un bivio e mi ha lasciato libero di scegliere. E io, come sapete, ho scelto il male. Pensavo forse che Dio non se ne accorgesse? Che lasciasse correre? In realtà non ho pensato nulla, come spesso accade quando si sceglie il male. l’ho fatto e basta.
E dopo, Dio è tornato da me e mi ha chiesto: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Lo sapevo bene, dove era mio fratello: sotto terra, laddove lo avevo seppellito, forse per nascondere le tracce anche a me stesso. Ma non volevo ammetterlo, e allora ho risposto: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». E lì Dio ha alzato la voce. Era ovvio: sapeva tutto, non potevo nascondermi, ero stato stato stupido a fingere. Mi ha accusato: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra”.
Come finisce la storia lo sapete: Dio mi ha cacciato lontano da sé, mi ha condannato a essere vagabondo e fuggiasco. Ma quella domanda mi risuona ancora nelle orecchie: “Dov’è tuo fratello?”. Di certo Dio sapeva dove era, quella domanda voleva dirmi qualcos’altro: voleva dirmi quello che io avevo negato: mentre pronunciavo la mia risposta - “Sono forse il guardiano di mio fratello?” - ho capito che mi stavo fregando con le mie mani, perché era proprio lì che Dio voleva arrivare: voleva dirmi che io ero il guardiano di mio fratello, ero quello che non volevo essere, ma non potevo non essere… Perché era mio fratello, e non si può non essere guardiani dei propri fratelli e delle proprie sorelle, o se volete usare un’altra parola non si può non essere custodi, o responsabili, dei propri fratelli e sorelle.
Se lo fossi stato, Abele non sarebbe morto. L'irresponsabilità uccide: questo dice la mia storia.
Un ultima cosa: quando Dio mi ha cacciato, ho avuto paura, paura di essere ucciso anch’io. Dio allora mi ha fatto grazia: ha messo su di me un segno, in modo che gli altri vedendomi non mi uccidessero. Mi ha protetto. Dio non voleva altre vittime, c’era già stato Abele ed era già troppo. Dio non mi ha tolto la vita, ma anzi ha protetto la mia vita.
Ecco la mia storia, che tutti conoscono. Non è una bella storia, anzi è una storia tragica. Ma dalle storie, anche da quelle tragiche, c’è sempre qualcosa da imparare. In questa storia la lezione da imparare è tutta in quella domanda: “dov’è tuo fratello?” È vicino o è lontano? Sta bene o sta male?
Dov’è tuo fratello? Dov’è tua sorella?


Abele
Io sono Abele, e ho ancora una cosa da dirvi. Ripensandoci bene, non è proprio vero che nel racconto della Genesi io non dico nemmeno una parola. È strano questo racconto, perché da vivo effettivamente io non dico una parola, ma da morto invece parlo.
Infatti Dio dice a Caino, mio fratello e mio assassino: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra”. Dio ha sentito il mio grido, quindi ho gridato, ho parlato. Ho gridato in silenzio, ma quel grido silenzioso è arrivato alle orecchie di Dio. Quello che per noi esseri umani è solo silenzio – tanto più il silenzio della morte - per Dio è parola, anzi grido. E Dio ascolta quel grido. E allora come ha ascoltato il mio grido, ascolta e ha ascoltato anche il grido di tutte le vittime di tutti i luoghi e di tutti i tempi.
Chi ha scritto questo racconto non ha voluto soltanto che tutte le vittime avessero un nome, il mio nome, ma ha anche voluto che tutte le vittime sappiano che Dio ascolta il loro grido, che Dio è dalla loro parte. Per molte vittime, se sanno che Dio è dalla loro parte, può rinascere la speranza, la speranza che non sia troppo tardi per smettere di essere vittime e ritornare a vivere una vita degna di questo nome.


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