giovedì 1 gennaio 2015

Predicazione di Domenica 21 Dicembre (quarta di Avvento) su Luca 1,26-38, a cura di Ludovica Pepe Diaz

26 Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. 28 L'angelo, entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te». 29 Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. 33 Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine». 34 Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» 35 L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. 36 Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile; 37 poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace». 38 Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». E l'angelo la lasciò.

Maria : una donna. .

E' certo che la festa del Natale che seguirà, a breve, questo tempo dell'Avvento, nella nostra società è oggi vissuta in modo molto pagano, superficiale e consumistico, così tanto che anche un cristiano che voglia attenersi, sopratutto,  all'evento spirituale fa non poca fatica in mezzo al frastuono del mondo. Ecco che ci viene in soccorso il tempo dell' Avvento che, per fortuna, non è stato ancora inflazionato da troppi gadgets, che ci invita a fermarci un momento ed a riflettere al grande, gratuito e misterioso dono Divino di quella lontana nascita così particolare e sconvolgente  per il mondo nelle sue conseguenze. E chi ha vissuto questa attesa con maggiore intensità e seppur più a lungo, non solo spiritualmente, ma nel suo stesso corpo,  se non Miriam di Nazareth ?

Noi protestanti sorvoliamo spesso su questa figura, forse per reazione alla visione teologicamente scorretta e inflazionata di una Miriam-Maria-Madonna, dai mille miracoli e dalle tante apparizioni, raffigurata in statue di diverso colore, rivestite di gioielli, mediatrice, corredentrice, venerata come una dea madre, detentrice di ben tre dogmi, così come la presenta alla devozione dei fedeli la Sacra Romana Chiesa. In effetti, quando un cattolico ci approccia, la prima cosa che dice è: “Voi siete quelli che non credono alla Madonna” E sì, è vero, a quella quarta divinità noi non crediamo, ma non per questo non amiamo Miriam , la dolce Madre di Gesù.

Povera Miriam, che cosa ti hanno combinato! Tu, così umile e schiva, pur nella consapevolezza dell'onore e della responsabilità che Dio  ti dava e ti chiedeva, tu che durante la vita di quel particolare figlio sei rimasta  in ombra pur se  col cuore presente, tu straziata a morte sotto la   croce, vero simbolo del più immenso umano dolore.

Oggi, Miriam, vorrei renderti onore  per la tua vera, magnifica immagine  di adolescente palestinese che attende un figlio, quel figlio, con un'ansia e un tremore che vanno molto al di là di quelli soliti di una madre in attesa.

Quest'anno vorrei provare a condividere con Miriam quell'attesa. Ogni donna che ha avuto in sé il miracoloso dono della vita  sa quanto  il tempo vissuto “con il pancione” sia un tempo particolare e prezioso,  sapendo che col proprio sangue e le proprie ossa  ci si sta formando in seno  quella che sarà una nuova persona. Quanta cura, quanta ansia  perché  quel piccolo essere in nuce nasca sano, quanta dolcezza segreta nei dialoghi con lui  quando s'instaura un primo rapporto d'amore, quanta tenerezza se con una carezza  il piccolo tallone che improvvisamente scalcia, ritorna calmo al suo posto!

Ecco, tutte queste cose le avrà provate anche Miriam per il suo Gesù che portava in sé, ma forse avrà avuto anche momenti di puro panico pensando al dopo: come si fa, come ci si comporta come  mamma di un figlio che è Dio? Come farà a restare serena avendo l'intuizione che le verrà un giorno strappato con una morte crudele?

Pensiamo a questa vergine quindici-sedicenne, allontanata dal Tempio  perché ormai impura a causa  del suo essere diventata donna, e subito destinata ad un marito più anziano, mai prima conosciuto e che, sola, durante un fidanzamento  che ha virtù di patto vincolante, vive già un'attesa fatta di timore e forse anche di un po' di curiosità per la sua futura vita di sposa . Dopo tutti questi avvenimenti  avviene quello decisivo, inimmaginabile che non le cambia la vita, gliela stravolge!

Dio l'ha scelta perché è pia, è umile, è sana e bella? Non lo sappiamo, perché le scelte di Dio sono sempre al di fuori dei nostri canoni di comprensione, ma quello che è certo è che la risposta di Miriam  è esemplare. Lei non fugge lontano nell'ingenua illusione di sfuggire a Dio, come fecero Elia  e Giona, né discute con Dio come fece Mosè, lei non ride, incredula, alla promessa di Dio come fece Sara, lei all'Angelo chiede soltanto in che modo potrà accadere tutto ciò che le viene annunciato e, saputolo, si abbandona completamente e fiduciosamente alla volontà del suo Dio  ed a lui innalza un canto di ringraziamento e di lode. Su quelle esili spalle di fanciulla si è posata la salvezza del mondo e lei non trema, non ha neppure paura dell'accusa di adulterio che le potrà muovere il fidanzato che, se non sarà clemente, potrà esporla alla lapidazione.

Miriam non trema perché,  letteralmente ricolma di Spirito Santo, affida il suo futuro e la sua salvezza nelle mani del suo Signore. Se il Signore è con me di chi avrò paura? Il Signore  fornisce colui o colei che sceglie degli strumenti per far fronte  al compito per cui lo ha destinato.

Pensiamo che questo, anche oggi avviene  per ciascuno di noi, perché come il Signore conosce anche il numero dei capelli che ciascuno ha in capo, così pure sa per quale compito, (seppur a noi sfugge o ci sembra minimo o, al contrario, troppo grande) ci ha messi nel mondo, e così pure sa portarci in braccio nelle avversità  e non darci nulla di cui le nostre forze non possano farsi carico.  Certamente nessuno di noi riceverà l'irripetibile chiamata di Miriam, ma  riceverà ugualmente una chiamata. Certamente sarà meno eclatante della visione di un Angelo, ma sta a noi  tener aperte le orecchie  e gli occhi del cuore  per rendercene conto e poi rispondere, come Miriam, “Sia fatta la Tua volontà” e, soprattutto lodare , lodare sempre il Suo nome Santo, per ogni cosa  e perché Egli ci è Padre e Madre amorevole e misericordioso.

Nel tempo dell'attesa di Natale, ricordiamo l'attesa intrepida di Miriam, dando alla madre di Gesù, il giusto posto del nostro cuore. Ricordiamone le virtù di umiltà, di Fede incondizionata e di obbedienza, ma ricordiamone anche il coraggio e la fierezza, scevra da falso orgoglio, con cui accettò il suo compito, attese per nove mesi e lo portò a compimento.

Avrà tremato Maria,di una grande paura, ma quando avrà sentito  muoversi dentro di lei quella vita miracolosa avrà sorriso di quella gioia che misteriosamente illumina i volti delle donne che aspettano un bambino. Infatti è frequente sentir dire: “ Ha un viso così bello, così diverso! “ di una donna in attesa. E' la pienezza e la vittoria della vita che illumina le donne.

E Maria....che attesa quella di Maria! Come sarà quel figlio speciale? Sarà bellissimo, sì sarà bellissimo comunque  perchè è il suo, come quello di ciascuna madre. Sarà un bambino normale, con tutte le dita delle mani e dei piedi al posto giusto, di questo lei almeno può star certa. Invece, cosa  più sconvolgente, sarà il suo rapporto con lui: come ci si deve comportare con un figlio che è Dio? Questa è una domanda da togliere il sonno.

Quando l'attesa finirà, quando la giovane palestinese partorirà tutta sola in un luogo provvisorio, ( come una migrante senza fissa dimora ), e troverà i gesti giusti e antichi, come tutte le donne prima di lei, perchè nasca il bambino, l'attesa compiuta  toglierà ogni ansia e domanda perché quel bimbo, figlio di Dio, è veramente umano: emetterà un vagito e cercherà il seno della sua mamma.

Ecco, in questa semplicità con cui si è svolto l'evento più misterioso e grandioso del mondo, è    racchiusa tutta la grandezza infinita di Dio, venuto fra noi in modo normale, umile, direi silenzioso, perchè Egli si è posto alla nostra altezza per farsi accogliere con maggior naturalezza, senza incutere timore, e, nello stesso tempo, per condividere con noi ogni cosa, così com'è nella nostra vita reale: gioie, dolori, traumi, lacrime e sorrisi.

Da quel momento, da quella nascita a Betlemme, Dio ha voluto essere realmente con noi e, per questo, possiamo dare una risposta sicura a chi a volte ci interpella come credenti con domande, per esempio del tipo:” Ma il vostro Dio cosa faceva? Era distratto? Dov'era durante gli orrori dei lager?”
Possiamo rispondere: “Era nei lager, aveva fame, veniva battuto, umiliato, impiccato, gasato ogni giorno, con noi, le sue creature, perché la cattiveria  che fa l'uomo feroce non  è da Dio ma fa parte del libero arbitrio, così che Egli, che ha conosciuto ogni male nella sua carne, ha potuto condividerlo con le vittime fino in fondo.” Egli sa che le sue creature, ripiene della sua grazia, possono credere fermamente nella salvezza in un Dio che ha dato il suo Figlio per noi.

Tutto questo è accaduto e accade perché un bambino molto particolare è stato cullato dalle braccia di una giovane palestinese che, più di duemila anni fa, ha creduto ed obbedito al suo Dio.

Ci potrà essere una gioia più grande di questa nei nostri cuori quando, a Natale, sarà terminata l'attesa?


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