giovedì 10 marzo 2011

BISOGNA FARE TUTTI DI PIU'


tratto da: 

www.chiesavaldese.org  10 marzo 2011:



FARE DI PIU'


di Maria Bonafede








Risposta all'articolo di Goffredo Fofi su L'Unità del 12 febbraio

Goffredo Fofi ha pubblicato il 12 febbraio scorso sull’Unità un articolo rivolgendo ai Valdesi parole di apprezzamento per la loro vicenda e la loro testimonianza in passato, ma lamentando una loro assenza nel dibattito odierno in Italia, come minoranza "potrebbero dare di più, non basta essere bravi bisogna aiutare gli altri a diventarlo" forse "si sono lasciati irretire... pensano che in una società conformista non sia opportuno esporsi?". Nella sua risposta (pubblicata in data 5 marzo) Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese, poneva in evidenza un fatto: per contribuire al dibattito bisogna essere ascoltati e nella situazione attuale gli evangelici sono scomparsi dalla scena nazionale, non per volontà propria ma perché il conformismo mediatico del paese li ha relegati nell’insignificanza.

Ringrazio Goffredo Fofi che ha voluto dedicare un articolo alla nostra Chiesa sollecitandoci a "fare di più". Un incoraggiamento affettuoso, ci pare, che accogliamo volentieri e che però trascura un dato di fondo dal quale nessuno dovrebbe prescindere: in Italia l'informazione religiosa sul mondo protestante (ma non solo) è colpevolmente oscurata e anche testate che in passato sembravano avere a cuore quel pluralismo di fedi e tradizioni spirituali che negli ultimi decenni è cresciuto anche in Italia, oggi sembrano concentrate a informare esclusivamente sulla Chiesa cattolica e su quanto ruota intorno al Vaticano. Spiace dirlo, anche l'Unità che in passato fu il primo quotidiano italiano ad aprire una pagina "delle religioni". Ma erano altri tempi.


Fofi ricorda i bei tempi di Miegge e Mottura, Agape e Riesi, Vinay e i Quaderni Rossi di Raniero Panzieri: luoghi, persone esperienze nei quali singoli valdesi si sono impegnati con il sostegno talvolta esplicito talvolta indiretto della loro Chiesa. E fa bene perché la mia generazione è figlia di quella stagione e di quei maestri. 
Ma la storia non si è fermata negli anni '60: dopo ci sono stati il femminismo, i movimenti per la pace, le battaglie per la laicità dello stato, l'impegno per l'accoglienza degli immigrati. E sono capitoli di un impegno di testimonianza che per noi valdesi continua ancora, con la stessa intensità e la stessa passione perché è fondato sulla nostra fede. Quanti sanno che diverse chiese valdesi e metodiste hanno aperto uno sportello per depositare il "testamento biologico"? Chi sa qual è la posizione della nostra chiesa sulla fecondazione medicalmente assistita o sui diritti delle coppie di fatto? Chi ha saputo che la nostra Chiesa ad ampia maggioranza ha deciso di benedire coppie omosessuali che vogliano inizare un percorso di vita insieme? Chi ha visitato una delle tante chiese valdesi e metodiste impegnate in programmi di accoglienza e di integrazione degli immigrati? Chi sa che almeno il 10% dei valdesi oggi sono immigrati che hanno trovato una casa spirituale nelle nostre comunità, sempre più multiculturali e multietniche? Qualcuno ha mai saputo delle nostre insistenti richieste al governo ed al parlamento sul tema della libertà religiosa? Per tutti, dai musulmani ai testimoni di Geova. Pochi temo.


Pensi, Fofi, all'avvilente silenzio sul testamento biologico alla vigilia di un delicato passaggio parlamentare: per parte nostra abbiamo gridato dai tetti il nostro dissenso nei confronti del testo che potrebbe essere approvato. Abbiamo scritto e detto che come credenti e come cristiani riteniamo legittimo poter disporre di morire dignitosamente, nella libertà e nella responsabilità che il Signore concede a ciascuno di noi. Il giornale sul quale lei ha la possibilità di scrivere ci ha occasionalmente dedicato qualche riga mesi fa. Ora, mentre il dibattito dovrebbe essere aperto e vivace, non ha pensato di dare voce alle nostre idee. Ce ne dispiace, ovviamente ma ci preoccupa molto di più il clima di conformismo religioso che si afferma in ogni angolo della politica italiana e in ampi settori del mondo della cultura. Ce ne dispiace perché crediamo che, ignorando la Riforma e il protestantesimo, l'Italia finisca per ignorare un passaggio decisivo del mondo moderno, della libertà dell'individuo e della sua coscienza, della laicità e dell'etica della responsabilità. Duole dirlo, caro Fofi, ma le conseguenze di questo passaggio mancato sono sotto gli occhi di tutti noi. Siamo alla vigilia del 17 febbraio, il giorno nel quale nel 1848 dopo secoli di persecuzioni ai valdesi del Regno di Sardegna fu concessa la libertà civile. Per noi è un'occasione di festa delle libertà, non solo religiosa e non solo per i valdesi. Ci farebbe piacere fosse una festa di tutti gli italiani.

16 febbraio 2011


Il testo dell'articolo di Goffredo Fofi, 
L'Unità del 12 febbraio 2011

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