giovedì 14 gennaio 2010

IL SALOTTO CULTURALE CONTINUA LA SUA ENTROPIA, FUORI PURTROPPO SCOMPAIONO I VERI ARTISTI!

Torino continua ad essere una città strana: una città dove salotti e salottini contano molto, spesso in maniera immeritata, e chi ne rimane fuori sembra destinato ad una esistenza quasi nell’ombra.

Non vuole questa mia essere una nota polemica, ma la constatazione di ciò che mi ha colpito, tra i tanti lati umani, nell’ultimo saluto ad Alberto Cesa. Il risalto dato dalla Torino della cultura alla scomparsa dell’artista Cesa è stato, a mio parere, non all’altezza della persona, del suo infinito lavoro.

Cesa, come Tavo Burat, faceva parte di quel mondo che appartiene agli artisti/studiosi puri, ossia a coloro che nell’arte gettano tutte le loro energie, dedicando tempo e passione allo studio, alla ricerca ed alla trasmissione del sapere.

Sia Cesa che Tavo, hanno avuto il merito di scavare nella tradizione piemontese portando alla luce pezzi di cultura nascosta, e celata dolosamente, da quel populismo popolare che dava dignità di esistenza solo alle solite canzoncine vane e le vicende di un Piemonte monarchico costituito da tanti travet.

Il Piemonte delle vere canzoni popolari, il Piemonte di fra Dolcino e delle emozioni di rivolta, è una terra che si vorrebbe lasciare all’oblio e che loro hanno, quasi in un opera archeologica delicata, rimesso alla luce, alla nostra conoscenza.
Cesa aveva una voce rara e particolare, sentendolo cantare nulla faceva rimpiangere dei nostri cantautori più lanciati sul mercato dall’industria discografica, così come testi ed arrangiamenti, eseguiti da bravi musicisti, creavano atmosfere affascinanti e rare a loro volta.

Eppure è venuta meno una grande parte della cultura della nostra Regione e Città senza che il settore culturale, giornalistico e politico, battesse ciglio. Il salotto riconosce solo i propri appartenenti escludendo gli altri: ecco perché a fronte di stanziamenti pubblici importanti la cultura piemontese è in piena entropia.

Noi lo ricordiamo, Alberto come Tavo, per l’immenso amore per la vita e l’umanità che portava in cuore e nelle sue canzoni; per la sua professionalità e capacità di fare cultura: sentiremo al sua mancanza, ed anche il vuoto lasciato in un ambiente che ha fame di “Sapere” fuori da ogni salotto nauseante.

Juri BOSSUTO

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