mercoledì 30 settembre 2009

martedì 29 settembre 2009

Afghanistan. Per cosa sono morti?


Il dossier di Peacereporter sui sei soldati italiani uccisi a Kabul e su una guerra assurda

Qui

sabato 26 settembre 2009

venerdì 25 settembre 2009

Ignorata la staffetta contro la violenza

Si è da poco conclusa la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, un’iniziativa della Presidenza italiana del G8, e non possiamo non denunciare come Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei) e insieme all’Unione donne in Italia (Udi) di non essere state invitate e addirittura di essere state del tutto ignorate nonostante attualmente siamo impegnate nella Staffetta contro la violenza sulle donne. Ecco dunque le nostre riflessioni...

Virginia Mariani*

«La ministra Carfagna lo sa, perché anche se i media nazionali – tutti – a parte la stampa locale, non ne parlano le ho consegnato personalmente e pubblicamente i materiali, oltre ovviamente ad averlo detto a parole». Queste le parole della presidente dell’Udi, Pina Nuzzo, che ha aggiunto: «La Staffetta sta avendo un esito straordinario grazie alle donne dell’Udi e grazie all’apporto concreto e reale delle oltre 500 Associazioni che hanno aderito. Questo è il Paese che politica e media non vedono, questo è il paese che non sanno leggere, interpretare, raccontare, rappresentare».

E alla domanda sul se il 19 l’Udi sarà in piazza per manifestare a favore della libertà di stampa [la Federazione nazionle della stampa aveva frattanto deciso di rinviare la mnifestazione stessa al 3 ottobre, in segno di lutto per l’attentato di Kabul contro i militari italiani, ndr] risponde: «La politica è corpo, lo è sempre stata. Sono solo cambiati gli strumenti e le forme, ma il corpo e il potere della politica sono sempre stati incarnati da un solo genere: quello maschile. Per esserci le donne hanno dovuto mimetizzarsi, omologarsi, come anche opporsi. Non intendiamo entrare in un gioco dove l’oggetto del contendere è altro rispetto a noi, anche se passa – come sempre – attraverso il corpo delle donne. Troveremo i nostri modi per dire dove sono le donne, le loro parole, i loro corpi».

Come non condividere queste parole? Sono mesi che, ulteriormente stimolata dall’emozionante esperienza della Staffetta, ma anche per la mia nota deformazione personale, ascolto radio e tv prendendo prontamente nota di ciò che molto naturalmente giornalisti e commentatori proferiscono per riportare notizie e descrivere situazioni. Ed ecco che il sorpasso deciso e vincente è «cattivo» o è stato fatto «con cattiveria»; ecco che i giocatori si producono in «scontri abbastanza maschi» e che per vincere è necessario «aggredire l’altra squadra». A ciò fa prontamente eco il fiero commento di un mio alunno appassionato di auto: «… ci vuole violenza in questo sport». Stiamo parlando di sport, appunto, che nella sua stessa essenza è diporto che contempla l’antagonismo, ma nella gioia dell’amicizia fra persone e fra popoli, che implica la tenacia e la grinta ma mai la forza brutale.

E mentre «i grandi della terra» (convinti loro!) hanno svolto l’incontro in Abruzzo anziché in Sardegna a motivo del terremoto e la Settimana liturgica della Chiesa cattolica proprio qualche settimana fa non si è svolta a L’Aquila ma a Barletta per lo stesso motivo, trovo un po’ di conforto al mio profondo sconcerto nelle incantevoli parole del professore di Estetica della città che nel progettare una «nuova Modena» parla addirittura di «prossimità morale» fra residenti: sarà proprio vero che «la bellezza salverà il mondo?».

Certo è che nel nostro linguaggio c’è il nostro essere e, quindi, la nostra formazione e la nostra cultura. Non viviamo soltanto giorni in cui l’informazione non dice una parola, fra le altre cose, sulla decisione del nostro governo di acquistare circa 130 cacciabombardieri F-35 per svariati miliardi di euro, mentre la scuola per esempio subisce gli ennesimi gravosi tagli di spesa e personale: viviamo i giorni delle parole forti ma non della forza di trovare un significato, viviamo giorni delle belle parole ma non delle parole che esprimono insieme con i gesti la bellezza del servizio. Viviamo giorni nei quali ancor più forti, come donne ma anche come figlie e figli di Dio, dobbiamo annunciare la grazia dell’evangelo e ancor più ribadire che non apparteniamo a questo mondo e a questo modo di essere e fare poiché «Da Sion, perfetta in bellezza, Dio è apparso nel suo fulgore» (Salmi 50, 2). (tratto da Riforma - Eco delle Valli)

* segretaria Fdei

giovedì 24 settembre 2009

mercoledì 23 settembre 2009

martedì 22 settembre 2009

Cult Book - Vita e destino (Vasilj Grossman)




Chiusura del mese di Ramadan. La moderatora Bonafede in moschea a Roma

Venerdì 18 settembre a conclusione del mese del mese di Ramadan, la pastora Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese, ha partecipato alla visita alla moschea di Roma promossa dalla rivista Confronti. Una trentina di esponenti di diverse comunità cristiane della città si sono recati nella "grande Moschea" della Capitale durante la preghiera del venerdì ed hanno partecipato alla cena di rottura del digiuno (iftar). Ad accogliere i visitatori il segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouane, che ha ricordato come queste visite inaugurate da Confronti oltre dieci anni fa siano ormai una bella tradizione "che favorisce l’incontro e lo scambio tra le diverse comunità di fede presenti a Roma".
Tra i presenti, oltre al direttore di Confronti Gianmario Gillio ed a vari collaboratori del mensile Confronti, anche la pastora Anna Maffei, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista, e Dora Bognandi, dell’Unione delle chiese cristiane avventiste. Presenti anche il senatore Lucio Malan (PdL) e il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. Paolo Naso ha portato il saluto del presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Domenico Maselli.

"Torno volentieri in questa moschea – ha affermato Maria Bonafede – che conosco come un luogo aperto e di dialogo. In un tempo segnato da intolleranze e violenze reiterate, abbiamo un grande bisogno di spazi e luoghi nei quali conoscerci e costruire insieme spazi di convivenza e di pluralismo. Incontri come questo sono la migliore risposta alla brutalità dell’islamofobia e del fanatismo fondamentalista. Rinnovo quindi con gioia i miei auguri alla comunità islamica italiana per la grande festa in occasione della fine del digiuno di Ramadan".

21 settembre 2009

domenica 20 settembre 2009

"NOI CON VOI, UN NUOVO VOLO DELLA RONDINE"

Giovedì 24 Settembre presentazione del nuovo progetto di sostegno all domiciliarità per i malati di Alzheimer e i disabili gravi.
Giovedì 24 Settembre alle ore 16 presso la Civica Galleria d'Arte "Filippo Scroppo" in via D'Azeglio 10 a Torre Pellice

si svolgerà un INCONTRO PUBBLICO di presentazione del progetto
"NOI CON VOI, UN NUOVO VOLO DELLA RONDINE"

Progetto promosso dall'Associazione di Promozione Sociale "La Bottega del Possibile", dalla Compagnia di San Paolo e dalla Commissione Sinodale per la Diaconia con la partecipazione dell' A.S.L. TO3 che prevede il Sostegno alla Domiciliarità per i malati di Alzheimer e i disabili gravi.
Alla presentazione sono stati invitati gli Assessori Regionali Eleonora Artesio e Angela Migliasso
Il Direttore Generale dell'A.S.L. TO3 Giorgio Rabino
I Responsabili del Servizio Socio-Assistenziale della Comunità Montana Val Pellice, della Comunità Montana Val Chisone e Germanasca e del Consorzio CISS di Pinerolo.

Dopo la presentazione e il dibattito sul progetto, presso la sede dell'Associazione "La Bottega del Possibile" in Viale Trento, 9 a Torre Pellice, sarà offerto un rinfresco.

Per Info:
Rifugio Re Carlo Alberto - tel. 0121.909070
La Bottega del Possibile - tel. 0121.953377

giovedì 17 settembre 2009

XX settembre 1870

XX settembre 1870, una data fausta per le minoranze religiose in Italia, in primis protestanti ed ebrei. Perché? E’ molto semplice: perché fino al 20 settembre gli ebrei potevano vivere nella città del papa solo ghettizzati, i protestanti nemmeno quello. Tra la Riforma del XVI secolo e il 1870 a Roma mi risultano soltanto le seguenti presenze protestanti: quella del pastore Giovan Luigi Paschale, ministro delle chiese valdesi di Calabria, che vi fu condotto nel 1561 per essere processato dall’Inquisizione e che fu arso di fronte a Castel Sant’Angelo; i membri protestanti delle ambasciate europee, che nelle sedi diplomatiche potevano celebrare il loro culto, ma che dovevano esser sepolti “fuori le mura” della città santa; quelli che vennero a stamparvi il Nuovo Testamento durante la Repubblica Romana e che dovettero lasciare la città dopo il rientro di Pio IX e furono così risparmiati dall’assistere al rogo papalino dei testi evangelici. Possiamo immaginare – e li condividiamo come cittadini e come cristiani - i sentimenti dei “colportori” che entrarono in Roma poco dopo i bersaglieri con un carretto di Bibbie trainato da un cane che portava una gualdrappa con il nome “Pio IX”!

XX settembre 1870, una data fausta per l’Italia. Veniva posta fine ad une delle ultime e più caparbie monarchie assolute dei tempi moderni, che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi non solo con il richiamo ad un generico diritto divino, ma con la specifica pretesa che il papa-re fosse il vicario del crocifisso, una contraddizione in termini, tanto più per ogni lettore del Vangelo.

A ben guardare, il XX settembre è data fausta anche per i cattolici italiani. Come potrebbero esser ancora tali, se il loro papa fosse ancora un sovrano assoluto che impartisce pene, compresa quella di morte, per chi non aderisce alla “Verità” che egli detiene?

Dovremmo dunque tutti esser grati per il XX settembre, con l’unica eccezione dei cattolici “neri” che ogni anno celebrano a Porta Pia una messa in suffragio per le guardie svizzere cadute in difesa di “Cristo re”. Ma non è questo l’umore di questa Italia affollata di chierichetti atei e di neoclericali che invocano la riscossa tridentina. E se avesse ragione quel mio amico che dice amaramente che in realtà Porta Pia è la breccia attraverso cui il Vaticano è dilagato in Italia? Se guardiamo al Concordato fascista, all’art. 7 della Costituzione per il quale dobbiamo essere grati a Togliatti e, in anni recenti, all’ignavia di tanti politici di ogni schieramento in materia di laicità e di riconoscimento del pluralismo religioso, siamo tentati di non dargli torto. Per smentirlo ci vorrebbe una reazione dei cattolici italiani che però non mi sembra all’ordine del giorno.

Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia

da NEV - Notizie evangeliche 36/37 - 09.

mercoledì 16 settembre 2009

Numero monografico di settembre

La scelta dell’argomento del numero monografico di settembre non è stata facile. Quando abbiamo iniziato a ragionare su cosa poteva interessare i nostri lettori, il clima che si respirava nel nostro ambiente era molto teso: la situazione in Medio Oriente a causa della guerra a Gaza aveva raggiunto livelli estremamente drammatici, per certi versi inauditi. Le immagini che giungevano dalla zona del conflitto erano allarmanti: soldati israeliani che pregavano vicino ai loro carri armati, palestinesi di Gaza che invocavano «Allah u akbar» (Dio è grande) e combattenti di Hamas che chiamavano al jihad con le armi e al martirio. Le parti in conflitto sembravano invocare la benedizione di Dio per sconfiggere il «nemico». E per Confronti, che ha sempre fatto del dialogo interreligioso il suo «cavallo di battaglia» per promuovere i valori della pace, questi sconvolgenti sviluppi nel Medio Oriente sono gravissimi segnali d’allarme che non potevano essere ignorati. La nostra rivista da molti anni è impegnata nel promuovere la pace tra israeliani e palestinesi: Semi di pace, Fiori di pace, Note di pace e così via sono attività culturali che hanno come scopo proprio quello di avvicinare i due popoli. Oggi ci preoccupa molto l’idea che il conflitto possa assumere una connotazione decisamente confessionale e che la guerra e la violenza vengano compiute in nome di Dio.

Questo è stato il motivo principale che ci ha indotto ad avviare sulle pagine di questo numero monografico il dibattito sul complesso rapporto tra religioni e violenza in tutte le sue forme: fisica, psicologica, politica, culturale e sociale. Un rapporto diventato sempre più tangibile nel quadro dell’era della globalizzazione che – con i suoi aspetti positivi e le sue contraddizioni – pone oggi le società di fronte al dilemma della ridefinizione dell’identità individuale e collettiva. I conflitti che questa globalizzazione sta generando rischiano di rafforzare modelli identitari dove il fattore religioso nelle sue forme più estremistiche diventa l’elemento preponderante. Il genocidio di Srebrenica, in Bosnia, gli attentati dell’11 settembre, quello di Madrid del 2004 e quello di Londra del 2005, per fare qualche esempio, celavano motivazioni confessionali. Nei principali conflitti armati di oggi (come in Pakistan, Afghanistan, Sudan, Somalia e Nigeria) spesso si è commessa violenza in nome di ideali religiosi.

Oggi più che mai è urgente interrogare le tradizioni di fede sul loro rapporto con la violenza e su cosa dicono le religioni e i loro libri sacri riguardo a tale rapporto. Come i fedeli di queste religioni hanno interpretato nella storia i temi della guerra? Quali sono le cause del dilagare dei fondamentalismi religiosi e del terrorismo? Questi sono alcuni degli interrogativi che, in questo «quaderno», i nostri autori – ai quali vanno i nostri più sinceri ringraziamenti – hanno affrontato (sinteticamente, per motivi di spazio), indicando linee di riflessione. Lo scopo di questo lavoro non è tanto quello di fornire un quadro esaustivo, quanto quello di avviare il dibattito e proseguirlo sui prossimi numeri della rivista.

Infine esprimiamo tanta gratitudine al nostro amico Brunetto Salvarani – al quale va il merito del successo di questa sfida editoriale iniziata cinque anni fa – per la passione e la pazienza con la quale ha curato questo complesso «capitolo» intitolato La violenza del «sacro».

Gian Mario Gillio


Il sito di Confronti qui

martedì 15 settembre 2009

lunedì 14 settembre 2009

Lettera di Fabio Canavesi - Domenica dolciniana 2009

Care amiche, cari amici,

Sono sempre intervenuto, da dieci anni a questa parte, ogni qualvolta è sopraggiunta la giornata dedicata a Margherita e fra Dolcino perchè sono convinto si festeggino la libertà ed il diritto dell’uomo a rivendicarla, in ogni istante della vita.
Partecipo, anche se rinchiuso nelle patrie galere (questo anno da ancora più lontano!), poichè sono convinto che differenze di pensiero, così come le diverse convinzioni religiose ed etiche, non possono nè devono rappresentare un fossato invalicabile od un un muro divisorio (tanti ce ne sono, troppo pochi sono abbattuti!).
Alle distanze apparentemente incolmabili, di cui non si può negare l’esistenza, dobbiamo opporre la costruzione di “ponti”, equilibrati nella loro strutturazione ma determinati nel voler colmare il vuoto di conoscenza e comunicazione reale.
Il terreno del confronto deve esser tenuto aperto sia perchè esiste una impellente necessità di definire spazi condivisi di intervento opponibili ad una strategia repressiva sempre più marcata, manifesta e dominante, sia perchè le Verità che la Storia ci regala non sono mai assolute (le pretese sono altra cosa!) e la modalità con cui si affrontano le questioni importanti appaiono, è del tutto evidente, molto più che fallibili, possiamo dire fallimentari e tragiche nei loro effetti.
Tra le materie irrisolte il carcere e le connesse problematiche certamente compaiono e, sebbene in molti ritengano necessaria una rielaborazione del concetto stesso di “pena” ed un coraggioso ripensamento della “istituzione carceraria” poichè la sanzione punitiva, nella sua specifica innegabile “materialità”, non è automaticamente in simbiosi con la Giustizia, oggi mi “accontenterei” di veder concretamente prevista l’idea che includa tra i diritti fondamentali la “cittadinanza”, diritto (forse) mai come adesso accantonato e denigrato.
Chiudersi a riccio intorno ad interessi particolari è più facile che recuperare la fiducia esercitando pure la propria curiosità verso le ragioni degli altri, verso gli esempi positivi e le istanze innovative, eppure laddove si è investito sulle alternative i risultati sono stati senz’altro positivi e si sono protratti nel tempo.
Rifiutare la “cittadinanza”, negare il diritto stesso al desiderio di ottenerla vuol dire disconoscere delle identità, delle vite, l’orgoglio e la memoria in esse racchiuse, vuol dire impedire la costruzione di legami sociali e, più propriamente, di comunità.
Il rifiuto della cittadinanza – sia che si parli del popolo dei bimbi, donne ed uomini che disperati e affamati sbarcano sulle coste dei Paesi industrializzati, sia che si tratti di quella negata ai tanti esclusi od espulsi dal ciclo del lavoro, sia essa quella manco ipotizzata per noi prigionieri con lunghe pene scontate e da scontare – lo si voglia o no è riduzione del Diritto nella disponibilità di qualsiasi altro uomo libero che già ne dispone poichè la cittadinanza non si limita al possesso di un passaporto od al diritto al voto, comunque elementi importanti che offrono responsabilità, nè equivale alla libertà quando si parla di noi detenuti e nemmeno determina insicurezza per la collettività.
La cittadinanza esprime innanzitutto il valore della “presenza” condivisa (e ritrovata), è la riconquista dell’idea stessa di “vita sociale”, è il bisogno di vivere la società condividendo i doveri, è comunicare senza essere sottomessi alla dimenticanza, è il senso dell’appartenenza perchè nelle risorse umane bloccate, respinte oppure non sollecitate nè aiutate nella integrazione/reintegrazione, c’è una grande potenzialità di sviluppo che la società civile può tramutare in valore aggiunto.
Per riconoscerla è sufficiente cogliere con onestà intellettuale e saggezza il senso profondo ed allegro (poichè da e prende fiducia!) delle tantissime esperienze socio-culturali affermatesi nel mondo del volontariato, delle cooperative, delle Fondazioni, dell’associazionismo di diverso “colore” e di differente credo religioso, delle imprese, ma anche delle scelte propositive di molte Istituzioni ed Enti locali e regionali che hanno saputo promuovere e sostenere istanze positive e ne propongono, con la volontà politica di non dispenderle, l’estensione sul territorio e nella stessa coscienza della società intera, compresa in quella dei diffidenti.
Noi sappiamo che l’esistenza naturale di legalità deve fondersi con la battaglia culturale avviata contro le paure costruite e contro le politiche che indeboliscono la convivenza e soffocano la speranza in un futuro migliore (non c’è nulla di retorico nel ricercarlo!). E’ questa una consonanza cui possiamo aspirare poichè, diversamente, ai vincoli sociali sarà sottratta la legittimazione esercitata dalle responsabilità e, insieme, dai diritti civili dei quali noi dobbiamo in ogni caso rivendicare il rispetto.
Il modello di società che ci viene proposto ci vuole assuefatti alla frenesia, ai rumori assordanti e monotoni, alla velocità, alla virtualità.
Noi all’opposto proponiamo senza negare o rinnegare il tempo dei cambiamenti, sguardi più lenti, voci meno unanimi, differenze vive ed appassionanti, un viaggiare cosciente, la difesa della natura e della accoglienza, una lettura della storia non vittima delle mode revisioniste o degli “accordi commerciali” ma forte nella sua capacità critica e propulsiva.
Chi scrive è uno che, per carattere e per condizione, il domani lo cerca, lo attende, lo sogna senza pausa alcuna. E’ il mio modo di dire “ci sono, sono lì con voi” ed è a partire dalla mia totale disponibilità a mettermi in gioco, per e con le ragioni imperdibili che mi sorreggono, che riaffermo la necessità del confronto, nello specifico carcerario l’urgenza di un “tavolo allargato” ove l’attuale impossibilità di salvaguardare con dignità, affettività e salute sia subito affrontata quale emergenza, vera ed inaccettabile.
A me stesso, agli altri ed al futuro propongo il piacere di emozionarsi.

Un grande abbraccio

Fabio Canavesi

Carinola, 7 settembre 2009

domenica 13 settembre 2009

Domenica dolciniana 2009 (1)







Domenica dolciniana 2009 (2)







Domenica dolciniana 2009 (3)
















Domenica dolciniana 2009 (4)














PER UNA CHIESA SENZA BARRIERE


Diceva Dolcino:

"Per pregare Dio, la chiesa consacrata non vale di più di una stalla di cavalli o di porci.
Si può adorare Cristo nei boschi come nelle chiese, anzi meglio."

PREGHIERA DOLCINIANA di Tavo Burat (Gustavo Buratti)

Sogno una chiesa che marcia verso il suo Maestro.

Sogno una chiesa che perda il suo tetto,
ed al suo posto non abbia che il cielo, le nuvole del sole
ed il mite chiarore delle stelle.

Sogno una chiesa senza porta né serratura, dove si possa entrare ed uscire liberamente, perché il dentro ed il fuori sono un tutt'uno.

Sogno una chiesa che non lasci alcuno fuori dalla porta, che non cerchi sicurezza e che non abbia chiave.

Sogno una chiesa i cui muri si dissolvano e si perdano, così che la luce penetri da ogni lato; una chiesa nella libertà, che non dia importanza a ciò che è, né ai suoi limiti né alle sue frontiere; una chiesa che offra in sacrificio a Dio i suoi muri ed il suo campanile, nella chiarezza luminosa dei cieli.

Sogno una chiesa trasparente come il vetro, ed anche di più, una chiesa che sia libera ed aperta quanto il mondo intero, nella quale ognuno percorre gioioso e pieno di fiducia il proprio sentiero, in cammino incontro alla gente.

sabato 12 settembre 2009

venerdì 11 settembre 2009

giovedì 10 settembre 2009

Scuola, Vaticano: No a un'ora di religione 'multiculturale'

Non può essere neutra comparazione religioni ma insegnamento fede
Città del Vaticano, 9 set. (Apcom) - No a un'ora di religione 'multiculturale'. Lo chiede la Congregazione vaticana per l'Educazione Cattolica in una "lettera circolare" sull'"insegnamento della religione nella scuola", firmata il 5 maggio scorso ma diffusa oggi dal sito Zenit. "In alcuni Paesi - si legge - sono state introdotte nuove regolamentazioni civili, che tendono a sostituirlo con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto con le scelte e l'indirizzo educativo che i genitori e la Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni". Tuttavia, "spetta alla Chiesa stabilire i contenuti autentici dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola, che garantisce, di fronte ai genitori e agli stessi alunni l'autenticità dell'insegnamento che si trasmette come cattolico". Inoltre, "spetta alla Conferenza Episcopale emanare norme generali su questo campo d'azione, e spetta al Vescovo diocesano regolarlo e vigilare su di esso". La Santa Sede ritiene anche necessario che "l'insegnamento religioso scolastico appaia come disciplina scolastica, con la stessa esigenza di sistematicità e rigore che hanno le altre discipline". Dove non si rispetta pienamente la libertà religiosa, "la Chiesa fa il possibile per offrire ai fedeli la formazione di cui hanno bisogno" e "non smette di denunciare l'ingiustizia che si compie quando gli alunni cattolici e le loro famiglie vengono privati dei propri diritti educativi ed è ferita la loro libertà religiosa". Il documento, come spiegano i firmatari, il cardinale Zenon Grocholewski e l'arcivescovo Jean-Louis Bruguès, rispettivamente presidente e segretario della Congregazione, riconosce che "l'insegnamento della religione nella scuola suscita molti dibattiti". Ssa

mercoledì 9 settembre 2009

La Bibbia e le donne

Leggi un saggio del libro qui

martedì 8 settembre 2009

La mia verità sull’11 settembre 2001

tratto da Riforma - Eco delle Valli

Gianluigi Gugliermetto

David Ray Griffin è un teologo protestante che per molti anni ha insegnato alla Claremont School of Theology in California, una delle istituzioni teologiche più progressiste degli Stati Uniti, divenendo noto per la sua ardita re-interpretazione della relazione tra Dio e mondo basata sul pensiero di Alfred North Whitehead e Charles Hartshorne. Una carriera brillante che, a rigore, si sarebbe dovuta concludere con una fase segnata da meno impegni pubblici e più tempo per scrivere gli ultimi tomi della sua teologia sistematica, la cui pubblicazione è da tempo attesa dai suoi fedeli ex-studenti. Da rifugio per gli anni d’oro la sua casa ecologica sulla spiaggia di Santa Barbara si è trasformata invece da qualche anno nel quartier generale di un movimento politico che gli ha dato una notorietà molto più grande di quella che aveva conseguito come teologo. In pochi anni Griffin è riuscito a coagulare attorno a sé non solo un gran numero di attivisti, ma anche molte figure prestigiose tra diplomatici, parlamentari, scienziati, leader religiosi, ed ex-agenti segreti del controterrorismo, che mettono in dubbio la veridicità della versione fornita dall’amministrazione Bush sugli eventi dell’11 settembre 2001, e anzi in gran parte sono convinti della complicità diretta del governo Bush negli attentati alle torri gemelle del World Trade Center. Nel suo primo libro sull’argomento Griffin ha esaminato le gravi contraddizioni della versione ufficiale, ma dopo lo scandalo della falsa commissione d’inchiesta voluta da Bush ha rincarato la dose e ha pubblicato fino a ora otto libri, da solo o con altri autori, che analizzano la questione da ogni punto di vista e tengono informati i suoi lettori sui tentativi di depistaggio e sull’evoluzione della ricerca della verità sull’11 settembre. Negli ultimi anni David Griffin è stato invitato a parlare alle platee più diverse e si trova attualmente in Europa per un tour di conferenze. Domenica 3 maggio l’ho incontrato alla chiesa americana di St. James a Firenze.

Continua a leggere qui

lunedì 7 settembre 2009

Nuovo numero della circolare CSD "Notizie dalla Diaconia valdese"

In concomitanza con il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste è uscito il quarto numero della Circolare CSD dedicato alle Foresterie Valdesi. E' possibile visualizzare e scaricare il documento cliccando qui.

domenica 6 settembre 2009

PER UNA SCUOLA LAICA

L'Associazione “31 ottobre” è nata anni or sono nel contesto dell'evangelismo italiano per realizzare un programma formativo e informativo in vista di una scuola laica e pluralista. La data 31 ottobre è stata scelta non a caso perché ricorda l'affissione delle tesi da parte di Martin Lutero nel 1517, gesto di protesta che apriva la stagione della Riforma. La “31 ottobre” ha svolto sin qui numerosi convegni a livello nazionale mobilitando nel campo della scuola energie e personalità interessate a ricercare un programma di insegnamento nel contesto di una laicità aperta senza pregiudiziali. La "31 ottobre" terrà il suo prossimo convegno a Genova nei giorni 12 e 13 settembre. Visualizza il programma.

sabato 5 settembre 2009

8 settembre e Costituzione

Per le celebrazioni dell'8 settembre alle valli valdesi sono previste diversi appuntamenti. Le principali iniziative locali per la ricorrenza si terranno in val Pellice dove al Bagnòou le associazioni di partigiani della valle, della val Chisone e Germanasca si incontreranno il 6 settembre «là dove – insieme alla Sea, Bessè, Sarsenà e Ivert – fu la sede delle prime bande Gl del Piemonte». Continua a leggere qui

venerdì 4 settembre 2009

giovedì 3 settembre 2009

Servizio Rifugiati e Migranti

Materiali a cura della Fcei


INFORMLEGGE N. 143 - 28.8.2009
Alcune indicazioni sulla regolarizzazione per colf e badanti di Settembre 2009

INFORMLEGGE N. 142 - 26.8.2009
Alcune indicazioni su cittadinanza e in materia di anagrafe e stato civile

mercoledì 2 settembre 2009

FACOLTA' VALDESE DI TEOLOGIA

La Facoltà Valdese di Teologia è il più antico istituto esistente in Italia per lo studio universitario della teologia evangelica.
La Facoltà, fondata nel 1855, ha sede in Roma, via Pietro Cossa 42, accanto alla Chiesa valdese di piazza Cavour.

La Facoltà si caratterizza per la compresenza di due fondamentali elementi: da un lato, la consapevolezza delle proprie radici protestanti e riformate, dall’altro, una accentuata sensibilità ecumenica.
Per questo motivo, la Facoltà è luogo di incontro e di formazione teologica non solo per gli studenti provenienti dalle chiese protestanti italiane, ma anche per i molti studenti stranieri, protestanti soprattutto, che scelgono di svolgere a Roma una parte dei loro studi.

Studiare teologia presso la Facoltà Valdese significa non solo confrontarsi con la teologia evangelica, ma anche leggere e interpretare la teologia cristiana a partire dal contesto particolare, nel quale si trova ad operare il protestantesimo storico in Italia.
In tal senso, l’istituto costituisce per le chiese protestanti, europee ed extraeuropee, un punto di riferimento importante per il confronto e il dialogo.
Inoltre, la sua collocazione nel centro di Roma garantisce la possibilità di seguire le attività e i corsi universitari di altri atenei, pubblici e pontifici della città, rimanendo sempre immersi nella storia, nell’arte e nella cultura della “città eterna”.

Il Programma dei corsi qui


martedì 1 settembre 2009