sabato 18 luglio 2009

UNA VALUTAZIONE CATTOLICA-ROMANA DI CALVINO: COMMENTI

tratto da: www.lastampa.it
3 luglio 2009


Il Vaticano riabilita Calvino




La statua di Giovanni Calvino a Ginevra


“Straordinario riformatore”
L’elogio sulla prima pagina
dell’Osservatore romano

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO

«Calvino meglio di Lutero». Il Vaticano «riabilita» il Grande Eretico nel cinquecentenario della sua nascita. Sulla prima pagina dell’Osservatore romano, l’accademico di Francia Alain Besançon elogia lo «straordinario» riformatore. «Malgrado la violenza delle polemiche rivolte contro di lui, Calvino è un cristiano - riconosce il quotidiano della Santa Sede - . L’organizzazione calvinista è una creazione geniale, capace di adattarsi alla monarchia, spingendola verso l’accettazione della rappresentanza, al patriziato delle città moderne, alle repubbliche aristocratiche e a quelle democratiche. Resiste a tutti i cambiamenti e le rivoluzioni della modernità. La sua superiorità storica, la sua efficacia sono evidenti, se paragonate alla rigidità autoritaria del mondo luterano e all’antica organizzazione cattolica così difficile da muovere».

Lutero, evidenzia l’Osservatore, «era stato incapace di fondare una vera Chiesa. Ne aveva affidato la guida ai prìncipi e, nella speranza di far nascere una cristianità più pura e più perfetta di quella con la quale rompeva, riteneva che il principe cristiano avrebbe potuto esserne il “vescovo naturale”». Calvino, invece, «non condivide questa illusione e fonda un sistema ecclesiale compenetrato nella società civile ma indipendente, sottoposto al magistrato legittimo, però in grado di tenerlo a distanza e di influenzarlo». Inoltre, da padre della riforma protestante, «fece profonda pulizia nei templi, tagliò nel folto delle tradizioni dogmatiche, espulse il vasto magma delle devozioni popolari, ma senza cessare di professare sinceramente il dogma dell’Incarnazione».

Insomma «pochi hanno lasciato un’impronta altrettanto duratura, visibile e riconosciuta sulla faccia della terra», rimarca Becançon accomunando il riformatore a Rousseau «che ha rimodellato il XIX e XX secolo». La forza del calvinismo «sta nell’avere diffuso il suo modello di cristianesimo nelle aree più progredite: Olanda, Inghilterra, Scozia, Stati Uniti». Calvino aderisce pienamente ai simboli di Nicea e di Costantinopoli. Professa di credere nella Chiesa una, santa, cattolica (anche se preferisce dire «universale») e apostolica. Crede nella Trinità, nel peccato originale, nella salvezza attraverso Gesù Cristo. Sebbene non voglia che si preghi la Madre di Dio, la onora e crede fermamente alla sua verginità perpetua. Mantiene due sacramenti, il Battesimo e la Cena. Crede nella presenza reale, anche se non ammette la concezione cattolica della transustanziazione. Aderisce ai due principi della giustificazione per fede e della sovranità della Bibbia «che il concilio di Trento, troppo tardi, purtroppo, poiché la rottura era già avvenuta, ha riconosciuto che potevano essere accolti nell’ortodossia».

Una coraggiosa rilettura di Calvino, come ci spiega la storica Lucetta Scaraffia, editorialista dell’Osservatore e promotrice di questa operazione, «in linea con la valorizzazione del patrimonio cristiano compiuta da Benedetto XVI e diretta a un rapporto profondo e senza compromessi con le Chiese protestanti, a partire dall’incidenza sull’Occidente delle originarie divisioni». E «senza paura di riabilitare un eretico».

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