mercoledì 1 luglio 2009

ABRUZZO - DIARIO DAL TERREMOTO





Dall'inizio di giugno le chiese metodiste e valdesi stanno promuovendo un progetto di assistenza sociale in alcuni campi delle zone terremotate in provincia dell'Aquila. Il progetto è realizzato da due assistenti sociali, Elisa Carri e Giovanna Mei, che attualmente vivono in un camper stazionato presso il campo di Camarda. Il progetto consiste nella gestione di uno sportello di servizio sociale rivolto a chi vive nei campi, che offre informazioni, contatti, consulenze per il disbrigo di pratiche, sostegno psicologico e legale. L'intervento si colloca nel quadro dell'azione sostenuta dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Nel corso dell'estate è previsto l'arrivo di alcuni volontari che sosterranno il lavoro delle operatrici permanenti; al tempo stesso si stanno organizzando dei soggiorni per gli sfollati nei centri evangelici italiani. Per sostenere finanziariamente il progetto o per offrire la propria disponibilità per un periodo di volontariato scrivere a:
info@chiesavaldese.org


I DUBBI NELLA TENDA


di Elisa Carri

Rientrata il martedì 23 giugno presso il Campo di Camarda, ho incontrato la popolazione che la sera prima ha avvertito la scossa di magnitudo 4.5. Mi è stato raccontato della paura che si è diffusa tra la popolazione e che, appena sentita la terra tremare, molti sono usciti dalle tende per stare tutti insieme, aspettando un po’ di tranquillità per ritornare a dormire. Altri sono rimasti a letto, aspettando che tutto fosse finito per cercare di riaddormentarsi. I bambini e le mamme hanno avuto maggiore paura. Ora che le scosse di assestamento iniziavano a verificarsi sempre con meno frequenza e comunque con una magnitudo intorno a 3, quest’ultima scossa ha riportato alla mente tutto ciò che i Camardesi hanno vissuto la notte del 6 aprile.
Dai giovani del Campo mi è stato raccontato che si sono riverificate un po’ le stesse dinamiche di quella notte tragica, ma ovviamente con molta meno paura. Mentre dopo la scossa del 6 aprile, per alcune settimane, la gente di Camarda ha dormito negli autobus e nelle macchine, ora dopo aver avvertito la scossa e la paura che ovviamente comporta, è seguito un sentimento di sicurezza, perché stando in tenda non può succedere nulla di così grave. Ciò che spaventa di più adesso, non è tanto il tremore della terra ma il boato che si avverte qualche istante prima. Sono i rumori che sono rimasti impressi nella mente della gente e il solo sentirli spaventa, perché è come se preannunciassero il pericolo.

La gente inizia ad abituarsi anche a ciò che di inaspettato può accadere, lo stare in tendopoli è una sicurezza ma il ripetersi di questi eventi sismici allontana sempre di più l’idea di rientrare nelle proprie case, anche se dichiarate agibili, e scoraggia ulteriormente la popolazione intera.
Una famiglia questa settimana è stata accompagnata dai vigili del fuoco presso la propria abitazione, situata nella "zona rossa" del paese, e rivedere tutte quelle macerie e le case rovinate non ha fatto altro che demoralizzare ulteriormente lo stato d’animo. Ritornare sulla strada di casa propria e non poter raggiungere la porta di casa, perché il passaggio è ostacolato dalle rovine, non è una sensazione bella da rivivere, anche ora che è passato un po’ di tempo. Questa situazione affligge sempre di più individualmente ogni persona e questo comporta un cambiamento personale che poi si ripercuote sulle relazioni con gli altri. I rapporti anche all’interno di una famiglia stanno cambiando, c’è chi diventa sempre più irascibile, chi si deprime, c’è chi è sempre più indeciso sul da farsi. All’età di 50 anni ci si chiede se vale la pena ricominciare tutto da capo, investire nella costruzione di una nuova abitazione, anche lontano dal proprio paese, abbandonare tutto e ricominciare oppure aspettare che vengano costruite le case promesse.

La gente è molto legata al proprio paese, alla propria terra, al bar riaperto che è diventato un appuntamento fisso per il caffè dopo pranzo e alla pizzeria, che per alcuni rappresenta un’alternativa alla mensa della tendopoli. E’ difficile prendere la decisione di cambiare completamente luogo di vita perché questo comporterebbe un cambiamento radicale per la famiglia intera, basti pensare alla scuola per i bambini, alle amicizie, al lavoro.
C’è chi dovrà abbattere la propria abitazione, chi ha la casa agibile ma non può ritornarci perché affiancata ad una casa non agibile, c’è chi per tornare a casa propria deve passare per la zona rossa e quindi è impossibile. C’è sconforto e rassegnazione e si spera che un giorno tutto possa cambiare e le cose si possano risolvere, perché continuare a vivere in queste condizioni non è più sostenibile.
Dalla prossima settimana dovrebbero iniziare i lavori per la costruzione di alcuni moduli abitativi e la strada che li collegherà al paese. La gente aspetta speranzosa di vedere che realmente si concretizzino le promesse che sono state fatte loro, anche perché vedere in atto una costruzione, significa incoraggiare le persone e stimolarle a non arrendersi.

Durante questa settimana il tempo non è sembrato per niente estivo, ha piovuto spesso e le temperature si sono abbassate. Questo cambiamento di clima ha comportato dei disagi al terreno sottostante le tende e la Protezione Civile ha subito provveduto a ripristinare il brecciolino sotto le tende. Il lavoro di manutenzione del terreno è abbastanza faticoso specialmente per gli abitanti che hanno dovuto mettere fuori dalla tenda tutto ciò che avevano: letti, vestiti, coperte, giocattoli, televisore, climatizzatore, per poi rimettere tutto in ordine. Questi lavori sono stati spesso interrotti dalla pioggia e ciò ha comportato maggiori imprevisti per il lavoro stesso e una maggiore velocità durante le ore senza pioggia.
La pioggia comporta un "rintanarsi" nelle proprie tende specialmente per gli anziani e questo rende difficile l’organizzazione delle attività ricreative e di gioco che si possono svolgere all’aperto. Si potrebbe pensare di riunirsi sotto un’unica tenda e stare insieme, maggiormente uniti, ma continua ad essere faticoso coinvolgere tutti i residenti nel campo.

In questa settimana alcune persone della popolazione hanno collaborato con la Protezione Civile, specialmente in cucina e nella pulizia della mensa dopo i pasti e continuano i turni per la pulizia dei bagni. La collaborazione degli abitanti è stata sollecitata durante una riunione avuta tra il Capo Campo della Protezione Civile e la popolazione stessa. Il Capo Campo ha informato che molto probabilmente ci saranno delle riduzioni quantitative di volontari, perché è necessaria la loro presenza in altre zone della Sardegna, in quanto vi sono anche altre emergenze alle quali far fronte come alluvioni e incendi boschivi. Questo comporta che la popolazione dovrà collaborare maggiormente sia in cucina, sia nelle attività di logistica e di segreteria, in vista anche di una migliore autogestione. Ovviamente chi darà la propria disponibilità a collaborare sarà affiancato da alcuni volontari della Protezione Civile che insegneranno come poter gestire il campo. Noi come Chiese Valdesi e Metodiste siamo stati chiamati a collaborare e a mostrare il nostro impegno per sostenere la popolazione a diventare autonoma, impegno che affronteremo con i volontari che ci accingiamo ad ospitare.

Durante la riunione c’è chi si aspettava maggiore partecipazione da parte della popolazione; e invece molti si sono mostrati un po’ restii. Tutti gli abitanti sono stati informati che dovranno collaborare, altrimenti tutto si ripiegherà a loro sfavore. Si organizzeranno dei turni ma è stato ribadito che lo spirito di collaborazione deve essere fondato sull’unione comunitaria e sulla consapevolezza che si lavora per tutta la popolazione senza dover ogni volta confrontarsi o fare paragoni con chi collabora di più o di meno.
E’ sicuramente difficile autogestire un campo di circa 300 persone e questo forse spaventa la popolazione stessa, che non si è mai trovata in questa situazione, ma se ci sono tante persone che collaborano, tutto diviene più semplice e fattibile.
E’ periodo di pagelle scolastiche e mentre c’è chi è felice, per essere stato promosso all’anno successivo, c’è chi è rimasto bocciato e prova rabbia e delusione.
Iniziano ad arrivare le richieste da parte dei volontari, per aiutarci nelle attività da svolgere presso il Campo di Camarda e presto anche S. Biagio. Appena avremo la possibilità di accoglierli saremo contente di condividere con loro questa esperienza che richiede molto impegno e sostegno.



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