mercoledì 10 dicembre 2008

Martin Luther King, tra le teologie della liberazione e la negritudine (terza parte)

Parliamo ora della negritudine

La negritudine

Cos’è la negritudine (la parola originale “négritude” in francese) l’ho già detto, un movimento letterario, culturale e politico sviluppatosi nel secolo scorso con lo scopo di difendere l’identità culturale africana annientata dai colonizzatori occidentali che erano portatori di nuova civiltà considerata superiore rispetto a quella degli indigeni africani. Gli esponenti di questo movimento (fra cui Léopold Sédar Senghor, Aimé Césaire – l’inventore del termine “négritude”, grande poeta delle Antille morto in aprile di quest’anno 2008 all’età di 94 anni) e Guy Tirolien) si proponevano di affrancare i propri popoli dal complesso di inferiorità imposto dai colonizzatori attraverso l'orgogliosa rivendicazione delle qualità peculiari proprie dei neri (la loro "negritudine").
Il termine “negro” è negativo e dalla connotazione dispregiativa e razzista. Purtroppo il termine è ancora oggi usato in Italia per indicare le persone africane di pelle nera. In Francia chiamare una persona “negre” è un insulto. In passato è stato usato per indicare i schiavi africani deportati nelle americhe. Il termine è composto dalla parola “negro” + il suffisso “itudine”, “itude” in francese. L’associare il termine “negro” alla dottrina per la difesa della cultura africana aveva anche come scopo di positivizzare un termine dispregiativo dandolo un significato nuovo, positivo, meno offensivo.
Lo stesso Césaire, l’inventore del termine definisce così la negritudine : "La Négritude est la simple reconnaissance du fait d’être noir, et l’acceptation de ce fait, de notre destin de Noir, de notre histoire et de notre culture. "
La negritudine rappresenta un grido dell’uomo nero. Non un grido di disperazione, ma un grido di protesta e di rivendicazione della propria identità, della propria cultura che gli è negata. La cultura è il vivere stesso della persona, negare la cultura di una persona uguale a ucciderla, cioè rifiutare la sua esistenza nel mondo. Nel suo libro intitolato “Peau noire, pasque blancs” Fanon scrive: <<>>, per cui la négritude è come una rivelazione dell’autenticità del nero che riscopre la propria storia per brandirla contro il dominatore. Al di là delle critiche fatte alla negritudine per aver mancato a portare quella rivoluzione culturale come si aspettava, bisogna dire che, nonostante il fatto che sia rimasta solo nei libri di storia, le negritudine ha segnato la storia dell’Africa nera, è stata l’alba dell’indipendenze dei paesi africani. Ha raggiunto il suo obiettivo principale quella di coscientizzazione, cioè, ha richiamato gli africani ad avere la coscienza di loro stessi, di essere sé stessi, di avere la stima della loro cultura. E’ il continuo punto di riferimento per molti africani, per gli studenti e per tutti coloro che vogliono dire qualcosa circa la cultura africana.

M.L. King, la sintesi.

Desidero partire al discorso decisivo e progammatico pronunciato da Luther King davanti all'assemblea generale dell'Associazione per il miglioramento di Montgomery (MIA: Montgomery Improvement Association), costituitasi durante il boicottaggio degli autobus dopo l'arresto di Rosa Parks :

“Sapete, amici miei, viene sempre l'ora in cui un popolo si stanca di essere calpestato dal ferreo piede dell'oppressione. Viene l'ora, amici miei, in cui un popolo si stanca di essere sprofondato nell'abisso dell'umiliazione, dove si vive nello squallore di un lamentoso scoramento. Viene l'ora in cui il popolo si stanca di essere scacciato dal sole scintillante di luglio della vita, e lasciato in piedi nel freddo pungente di un novembre alpino. ...
Noi i diseredati della terra, noi che siamo stati oppressi tanto a lungo, siamo stanchi di attraversare la lunga notte della cattività. E adesso stiamo stendendo, la mano verso l'aurora della libertà e della giustizia e dell'uguaglianza. ....”

La vicenda del boicottaggio degli autobus è soltanto l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Bisogna chiedersi, allora, quale era la situazione dei neri prima della desegregazione, cioè, prima dell’abolizione del regime segregazionista istituito dalla Corte suprema degli Stati Uniti con il decreto del 1896 che sanciva la dottrina della separazione nell’uguaglianza, che di uguaglianza non aveva niente ma soltanto la separazione!
Certo è che, dopo la sentenza della Corte suprema del 13 novembre 1956 che dichiarava incostituzionali le leggi segregazioniste sugli autobus – lo dice lo stesso King nella sua autobiografia - le condizioni dei neri di Montgomery erano molto migliorate rispetto al periodo precedente, ma non tutti i problemi erano risolti, permanevano ancora molti problemi sempre legati ai rapporti razziali. Come è possibile immaginare, anni e anni di odio razziale non si cancellano un semplice decreto.

Al di là della sua tradizione puritana, King si presente, a mio avviso, come la sintesi della la teologia della liberazione degli schiavi e quella che nascerà con il nome di “teologia nera della liberazione” alla fine degli anni 60 di cui l’opera di King è stata senza dubbio fonte di ispirazione e la negritudine come abbiamo visto.
King è stato difensore dei diritti civili e l’iniziatore del movimento dei diritti civili negli Stati Uniti d’America. Difensore di quei diritti fondamentali di cittadinanza che erano negati ai neri considerati cittadini di secondo livello come dimostra le leggi discriminatorie imposte dal regime segregazionista in materia di alloggi, trasporto, autobus con posti separati; istruzione, scuole e università separate; sanità e servizi pubblici. Due sono le date che segnano l’inizio della desegregazione nelle università e nelle scuole almeno quelle pubbliche:

-il 12 gennaio 1948, la Corte Suprema, in una sentenza contro l’Università dell’Oklahoma, stabilisce che una università pubblica non possa negare l’iscrizione a uno studente che abbia i requisiti per questioni di razza.
-17 maggio 1954 la Corte Suprema emana all’unanimità una sentenza che stabilisce che le scuole segregate sono necessariamente “diseguali”, smantellando così un caposaldo della teoria del "separati ma eguali" che fondava e legittimava l’intero sistema segregazionista. L’anno dopo nel 1955 la stessa Corte stabilisce le linee guida per la desegregazione del sistema scolastico.

Il diritto di voto è uno dei diritti fondamentali negati agli afroamericani. Non potevano votare, cioè esercitare il loro diritto di eleggere ed essere eletti nell’amministrazione politica. Nei paesi democratici il diritto di voto è un potere che permette ai cittadini di decidere della sua sorte. Lo stesso King dice che era fermamente convinto che se i neri avessero cominciato a esercitare il diritto di voto, molti dei loro problemi sarebbero risolti.
Nella sua lotta per i diritti civili, King non fa che richiamarsi ai principi costituzionali che sono la base della nazione americana: ” libertà personale, il diritto individuale alla libertà e il libero autogoverno stabilito su nessun altro fondamento che il principio di cittadinanza del genere umana”. Denuncia la grande contraddizione dell’America che aveva creato un fossato tra i suoi solenni principi costituzionali e un’applicazione incoerente, al punto da escludere milioni di persone dal principale dei diritti di cittadinanza, quello del voto.

In conclusione, M.L.King, è uno di quelle persone inclassificabili. Non è semplicemente un ministro di culto affermato nella tradizione puritana del suo paese, è anche un leader per la sua gente, difensore dei diritti umani, un combattente che non si arrende di fronte a quelle che sono giuste cause, ma un combattente che sa usare le più efficaci delle armi: l’amore, il perdono e la resistenza non violenta.
Il sogno di King è molto attuale e dobbiamo sperare che si realizzi per noi anche in Italia dove assistiamo alla nascita di nuove forme di razzismo che vede gli extracomunitari specialmente quelli di pelle nera relegati ai margini della società e guardati con disprezzo. Di fronte ai fenomeni di intolleranza a cui assistiamo oggi, abbiamo il sogno di una società multietnica, il sogno di una società i cui rapporti siano più fraterni in nome della nostra comune appartenenza alla razza umana, il sogno di un più giusto e più solidali con i poveri che ancora oggi nel XXI secolo muoiono di fame e, infine il sogno di una società non violenta di fronte al proliferarsi delle guerre e tutte le forme di violenza.

Quello di King è un esempio pratico di ciò che vuol dire essere un discepolo fedele all’insegnamento di Gesù che culmina nel grande comandamento dell’amore. Non si può pretendere di amare Dio senza amare il proprio simile nero, bianco o giallo. E la sua resistenza non violenta è una testimonianza alle parole di Gesù che invita suoi a non resistere contro i malvagi. Scrive King: " il vero pacifismo è una coraggiosa sfida lanciata contro il male dal potere dell’amore…"

Fine

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