sabato 6 dicembre 2008

Libertà è anche Libertà Religiosa



Moschee e libertà religiosa
di Maria Bonafede

Una questione che impegna anche noi valdesi e metodisti

Una moratoria sulla costruzione e l’apertura di nuove moschee: questo in sintesi il provvedimento autorevolmente annunciato dalla Lega nord in questi giorni e che desta in tanti evangelici ma anche molti laici e - siamo certi - numerosi cattolici una viva preoccupazione. L’iniziativa non è nuova né giunge improvvisa: è da tempo che anche in Italia emerge e si consolida un pregiudizio negativo nei confronti dell’islam in base al quale ogni musulmano è potenzialmente un terrorista e ogni centro islamico una base operativa del fondamentalismo. Siamo anche ben consapevoli che questo pregiudizio è politicamente trasversale e quindi non è circoscritto ad una forza politica o a una coalizione. Sono stati sindaci di sinistra, ad esempio, a proporre referendum cittadini sulla costruzione di moschee e quindi sulla possibilità che una comunità di fede eserciti liberamente il proprio culto, che appaiono palesemente distanti dalla lettera e dallo spirito della Costituzione ("Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere di fronte allo Stato", art. 8).
Tutto questo ci preoccupa, e non poco: i provvedimenti proposti, infatti, si configurano come un’ulteriore limitazione alla libertà religiosa stabilita dalla Costituzione ma in realtà garantita soltanto ad alcune comunità di fede: noi valdesi e metodisti siamo ampiamente coperti e tutelati da un’Intesa, anche se è grave che da 8 anni aspettiamo un voto parlamentare per una piccola modifica relativa alla possibilità di accedere anche alle quote non espresse dell’Otto per mille. Eppure sentiamo che la battaglia culturale e politica per la libertà di culto dell’islam in Italia appartiene anche a noi.

I provvedimenti proposti vengono giustificati nel nome della legalità e della sicurezza: ma se all’interno di una qualsiasi comunitàvi sono comportamenti criminosi e devianti, lo Stato dispone degli strumenti per reprimerli; non mette sotto tutela l’intera comunità. E questo ovvio criterio vale per la pedofilia come per le collusioni con la mafia, per le violenze fisiche come per i reati fiscali.

Nel caso dell’islam, invece, si tende a generalizzare ed a assolutizzare al punto da mettere tra parentesi un principio costituzionale. Certamente l’islam è una religione più distante di altre rispetto a quella maggioritaria in Italia; al tempo stesso esprime una grande tradizione che, non di rado, ha contaminato ed arricchito l’Occidente. Avanziamo quindi l’idea che oggi si combatte l’islam e si vuole limitare la sua libertà di espressione perché si ha paura del pluralismo religioso, perché si concepisce l’Italia come un paese integralmente ed eternamente cattolico, se non nelle coscienze e nei comportamenti almeno nella esteriorità dei simboli pubblici. Non siamo forse il paese dei crocifissi e, se non altro in tempo d’Avvento, dei presepi?

Il sostegno alla libertà religiosa dell’islam appartiene anche a noi protestanti italiani perché ci sentiamo impegnati a difendere quei valori di laicità e di pluralismo che nell’Italia del 2008 qualcuno vuole mettere tra parentesi. E che accada per i musulmani o per i testimoni di Geova, così come ieri è accaduto per gli ebrei, i pentecostali o per gli stessi valdesi e metodisti, fa ben poca differenza.

4 dicembre 2008

tratto dal sito: www.chiesavaldese.org

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