martedì 4 novembre 2008

METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI


LO DISEGNÒ IL GRAFICO INGLESE GERALD HOLTOM
Cinquant'anni del simbolo della pace

Lo propose a una dimostrazione 
contro la bomba atomica a Londra il 4 aprile 1958


WASHINGTON – Il simbolo della pace ha compiuto cinquanta anni. Lo disegnò il grafico inglese Gerald Holtom, che lo propose a una dimostrazione contro la bomba atomica a Londra il 4 aprile 1958. «Disegnai me stesso», raccontò Holtom, «ma stilizzato, quasi un essere a tre gambe, per indicare la mia disperazione per le guerre. Poi ci tracciai un cerchio attorno, a indicare il mondo. Non immaginavo che potesse avere tanto successo».

PACE - Grazie anche al distintivo di Holtom, il pacifismo divenne la base ideologica della controcultura e della contestazione giovanile e femminista che stavano per esplodere negli Stati uniti e in Europa. Lo indossarono i neri alle marce dei diritti civili – il loro leader Martin Luther King fu assassinato esattamente dieci anni dopo, il 4 aprile 1968 – i figli dei fiori agli scontri con la polizia sulla guerra del Vietnam, i gay, i verdi, i critici dell’apartheid in Sudafrica e via di seguito. Holtom si sorprese soprattutto della diffusione che il suo simbolo ebbe oltre la cortina di ferro: da Praga a Berlino, lo indossarono i dissidenti e gli studenti per denunciare lo stalinismo. Più tardi, comparve anche in Asia, dal Vietnam alla Cina. Nel suo libro Pace: la biografia di un simbolo, Ken Kolsbun lo definisce «il geroglifico superstar». La sua semplicità e adattabilità, spiega, lo resero più popolare di qualsiasi altro distintivo, era ed è facile identificarsi in esso. Invano i conservatori cercarono di esorcizzarlo col sarcasmo paragonandolo a «una zampa di gallina», o lo denunciarono come prova di tradimento patrio. Di fatto, oltre che simbolo di pace, era ormai divenuto simbolo di resistenza alle dittature, ai regimi e ai governi democratici di destra. Se un disegno riassume l’incandescente secondo mezzo secolo scorso, è quello di Holtom. Nel suo libro, Kolsbun racconta che il simbolo della pace, come il volto di Che Guevara, un’altra icona del tardo Novecento, fu spesso commercializzato.


SIMBOLO - Negli Stati Uniti, una ditta di scarpe tentò di comprarne il copyright, e una di gelati inventò il «Peace pop». Nel 1999, le Poste americane gli dedicarono addirittura un francobollo. Ma per una «questione di principio» Holtom, deceduto di recente, non brevettò mai il simbolo, e i tribunali non permisero mai che qualcuno se ne appropriasse. È il motivo per cui tutti lo disegnano, dagli alunni delle elementari sui quaderni di scuola fino ai mendicanti sui marciapiedi, e per cui appare sulle magliette, sui manifesti, persino sugli accessori di moda. «Riassume la nostra storia», ha scritto il Washington Post, pubblicando una fotografia di Holtom al lavoro nel suo studio londinese. Il cerchio attorno alla «zampa di gallina» è ancora rilevante? La risposta è sì.

tratto dall'articolo di: 
Ennio Caretto, Il Corriere della Sera05 aprile 2008.







(l'immagine della colomba è ripresa dal sito internet: www.qumran2.net)


CANZONE CONTRO LA GUERRA

I GIGANTI
PROPOSTA (Mettete dei fiori nei vostri cannoni)
[1964]
Testo di Enrico Maria Papes
Musica di Enrico Maria Papes e Sergio Di Martino

era scritto in un cartello
sulla schiena di ragazzi
che senza conoscersi,
di città diverse,
socialmente differenti
in giro per le strade della loro città
cantavano
la loro proposta,
ora pare ci sarà un'inchiesta

tu come ti chiami?
Sei molto giovane

Me ciami Brambilla e fu l'uperari
lavori la ghisa per pochi denari
e non ho in tasca mai
la lira
per poter fare un ballo con lei
mi piace il lavoro,
ma non son contento
non è per i soldi che io mi lamento,
ma per questa gioventù
c'avrei giurato che mi avrebbe dato di più

Mettete dei fiori nei vostri cannoni
perché non vogliamo mai nel cielo
molecole malate,
ma note musicali
che formano gli accordi
per una ballata di pace,
di pace, di pace

Anche tu sei molto giovane,
quanti anni hai?
E di che cosa non sei soddisfatto?

Ho quasi vent'anni e vendo giornali
girando quartieri fra povera gente
che vive come me,
che sogna come me
sono un pittore che non vende quadri
dipingo soltanto l'amore che vedo
e alla società non chiedo
che la mia libertà

Mettete dei fiori nei vostri cannoni
perché non vogliamo mai nel cielo
molecole malate,
ma note musicali
che formano gli accordi
per una ballata di pace,
di pace, di pace

E tu chi sei?
Non mi pare che abbia di che lamentarti...

La mia famiglia è di gente bene
con mamma non parlo,
col vecchio nemmeno
lui mette le mie camicie
e poi critica se vesto così
guadagno la vita lontano da casa
perché ho rinunciato ad un posto tranquillo
ora mi dite che ho degli impegni
che gli altri han preso per me

Mettete dei fiori nei vostri cannoni
perché non vogliamo mai nel cielo
molecole malate,
ma note musicali
che formano gli accordi
per una ballata di pace,
di pace, di pace


testo riportato da: www.prato.linux.it

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dal libro biblico del profeta
Michea 4,1-4  Versione Nuova Riveduta

Non impareranno più la guerra

Gloria futura di Gerusalemme


1 Ma negli ultimi tempi,
il monte della casa del SIGNORE
sarà posto in cima ai monti
e si eleverà al di sopra delle colline
e i popoli affluiranno ad esso.
2 Verranno molte nazioni e diranno:
«Venite, saliamo al monte del SIGNORE,
alla casa del Dio di Giacobbe;
egli c'insegnerà le sue vie
e noi cammineremo nei suoi sentieri!»
Poiché da Sion uscirà la legge,
da Gerusalemme la parola del SIGNORE.
3 Egli sarà giudice fra molti popoli,
arbitro fra nazioni potenti e lontane.
Dalle loro spade fabbricheranno vòmeri,
dalle loro lance, ròncole;
una nazione non alzerà più la spada contro l'altra
e non impareranno più la guerra.
4 Potranno sedersi ciascuno sotto la sua vite e sotto il suo fico,
senza che nessuno li spaventi;
poiché la bocca del SIGNORE degli eserciti ha parlato.

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DUE BAMBINI GUARDANO AL FUTURO

Signore,
fa che non ci siano più case bruciate
come alberi senza foglie, ma che
attorno a noi ci siano
soltanto fiori.
Fa che la gente non porti più fucili,
ma regali,
che non ci sia più miseria e disperazione,
ma gioia e serenità.
Signore, quando sento una sirena,
se è un malato guariscilo presto,
se è un incendio, spegnilo subito
e che non ci siano né morti né feriti.
Signore, abbi pietà di noi e salvaci.
Punisci i cattivi, se credi,
ma non severamente,
perché non sanno quello che fanno.
Grazie, Signore, per tutto
quello che hai fatto.
Ma manca l’amore.
Gli uccelli e i fiori lo hanno,
ma gli uomini non l’hanno.

un bambino libanese



Avevo una scatola di colori
alcuni caldi, altri molti freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti:
non avevo il nero per il pianto degli orfani;
non avevo il bianco per le mani ed il volto dei morti.
Ma avevo l’arancio, per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
ed il celeste dei chiari cieli splendenti
ed il rosa per i sogni ed il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

una bambina israeliana


tratto da: Comitato Italiano per la CEVAA,
In Attesa del Mattino,
raccolta di testi di fede,
stampato ma non pubblicato, Torre Pellice, 1991, p. 123.

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da: Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale
di E. M. Remarque:

Certo, sua moglie ora penserà a lui: essa non sa quello che gli è accaduto. Egli ha l'aria d'un uomo che scriva spesso alla moglie: ed ella riceverà ancora lettere da lui, domani, tra una settimana, forse una lettera perduta ancora fra un mese. Ella la leggerà, ed egli le parlerà ancora.
(...) Quest'uomo avrebbe potuto campare altri trent'anni, se io mi fossi impresso meglio la via del ritorno. Se fossi passato due metri più a sinistra, a quest'ora sarebbe là, nella sua trincea, e scriverebbe un'altra lettera alla sua donna.
« Compagno, io non ti volevo uccidere. Se tu saltassi un'altra volta qua dentro, io non ti ucciderei, purché anche tu fossi ragionevole. Ma prima tu eri per me solo un'idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava quella soluzione. Io ho pugnalato codesta formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire...
Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello»


(citazione tratta da: 
Erich Marie Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale
edizione originale 1929, prima tr.it., 1931, XII ristampa Oscar narrativa,
 gennaio 1986, Mondadori, Milano, p.192).

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- OCCHIO PER OCCHIO

Occhio per occhio, dente per dente.
Per ogni bimbo che assassinano
ridendo come uomini ubriachi,
cercherò un bimbo povero, un bimbo ammalato,
e lo amerò, gli restituirò la gioia di vivere.

Occhio per occhio, dente per dente.
Per tutti gli occhi che distruggono,
asciugherò delle lacrime.
Ai morsi della loro rabbia laggiù,
risponderò qui con dei baci,
e questa sarà la mia arma.

Occhio per occhio, dente per dente,
l'amore per l'odio, questo sarà il taglione.
Sarà la mia vendetta ed il mio desiderio,
sarà la mia gioia di protesta,
di testardaggine e di ribellione.

Ostinatevi e io mi ostinerò;
rispondete ed io risponderò;
accanitevi ed io mi accanirò,
avrò ben io l'ultima parola.

Occhio per occhio, dente per dente.
Occhio per occhio, dente per dente.


L. Charles Baudoin, « Tissons la mission », 

tratto da: Comitato Italiano per la CEVAA, 
Un Sentiero nella Foresta, raccolta di testi di fede, 
a cura di Renato Coïsson, 
stampato ma non pubblicato,
Torre Pellice, 2006, p. 51.



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