martedì 23 settembre 2008

ECOTEOLOGIA

Intervista
Sigurd Bergmann: "La teologia del compostaggio"

a cura di Luca Baratto e Gaëlle Courtens

Roma (NEV), 17 settembre 2008 - In vista della VII Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN), che si svolgerà dal 24 al 28 settembre a Triuggio (Milano), con il titolo: "La vera sfida del cambiamento climatico", la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha ricevuto oggi a Roma Sigurd Bergmann, docente di studi religiosi presso il Dipartimento di archeologia e studi religiosi dell’Università di scienze e tecnologia di Trondheim (Norvegia); nonché presidente del "Forum europeo di studi religiosi e ambientali", da lui fondato nel 2005. Il 20 settembre sarà a Milano per intervenire ad una Giornata di riflessione su "Ecoteologia. Una fede nel tempo che cambia", promossa dal Centro culturale protestante del capoluogo lombardo in collaborazione con la Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della FCEI. L'Agenzia stampa NEV lo ha intervistato.

Lei si occupa di ecoteologia. Quale nesso tra cambiamento climatico e fede? Penso che il cambiamento climatico stia portando ad un cambiamento anche della religione e delle sue istituzioni. Quando parliamo della salvaguardia del Creato non parliamo solo di etica o di ecologia. Parliamo delle forme di vita della persona umana, di concetti quindi che toccano nel profondo la nostra esistenza e quella degli altri. È storicamente appurato che i cambiamenti ambientali legati alla sopravvivenza dell'essere umano hanno sempre portato anche al cambiamento culturale. Senza rimettere in discussione la nostra fede non saremo in grado di trovare delle soluzioni percorribili al cambiamento climatico. Non escludo pertanto che in un futuro neanche troppo lontano possano mutare anche le strutture della fede. In un secondo momento ci si potrà anche chiedere come la religione abbia influito sul cambiamento climatico. Una domanda ancora troppo precoce, oltreché retorica, ma interessante.

Attraverso il suo Forum lei collabora anche con il Consiglio ecumenico delle chiese che da decenni si occupa di queste tematiche. Come vivere il rispetto per l’ambiente attraverso la testimonianza cristiana? Esistono innumerevoli modi ed approcci per essere cristiani ed ambientalisti. In molti ci interroghiamo sulla protezione del nostro pianeta. Ci sono vari livelli di approfondimento: abbiamo le singole comunità di fede che interagiscono a livello locale con i più disparati movimenti ambientalisti; poi ci sono i leader di chiese che producono ottima documentazione e prese di posizione in merito; e non ultimo c'è il mondo accademico che studia le interrelazioni tra organismi di chiese, istituzioni e attivismo ecologico. Purtroppo è molto scarso lo scambio tra queste diverse realtà. Con il Forum, tra le altre cose, cerchiamo di costruire delle reti che possano permettere una maggiore integrazione tra questi diversi piani di azione. Il Forum vuole essere uno spazio di comunicazione dove strutturare queste esperienze al fine di permettere un proficuo scambio di informazione.

E' corretto considerare l'ecoteologia una forma di teologia di liberazione della natura? Certamente la teologia della liberazione è una delle fonti a cui l'ecoteologia attinge. Non è l'unica, perché anche ambiti teologici più conservatori sono comunque in grado di formulare, per esempio, una critica del consumismo e a favore della difesa dell'ambiente. Da un punto di vista della teologia della liberazione, un testo biblico fondamentale è secondo me costituito dal capitolo 8 della lettera di Paolo ai Romani dove si dice che la creazione intera soffre con gli esseri umani e con essi attende la sua salvezza. C'è una sofferenza che l'intero Creato prova e condivide, e c'è anche una speranza, comune agli esseri umani e alla natura, di essere liberati da questa sofferenza. Da questo punto di vista Romani 8 è un brano completo: l'essere umano e il Creato sono uniti, la sofferenza sta insieme alla speranza di salvezza e liberazione, la scienza può avere un suo ruolo nell'individuare quali sono le sofferenze da cui la natura cerca di liberarsi, infine ci dice che là dove è lo Spirito, è anche la vita. Qui la teologia trinitaria si incontra con la riflessione della ecoteologia.

A livello concreto cosa possono fare le singole comunità per sensibilizzare i propri membri di chiesa? Il campo forse più proficuo è quello pedagogico. Con i bambini si possono fare tantissime cose: il giardinaggio per esempio è molto amato. Le chiese si possono anche interrogare su come utilizzare l'energia o su come riciclare i rifiuti; gli spunti biblici e pastorali in merito non mancano. In campo più propriamente liturgico ci si può chiedere che tipo di pane utilizzare per la Santa Cena. Accertarsi della provenienza della farina con cui è stato fatto, ovviamente lo stesso vale per il vino. Anche allo stesso battesimo ci si può accostare in modo ecologico: quale acqua usare? Ho lavorato anche con gli operatori cimiteriali ed è stata molto apprezzata una mia lezione sulla teologia del compostaggio. Piccoli accorgimenti che possono incuriosire i membri di chiesa, aumentando la loro consapevolezza in materia di rispetto per l'ambiente.

(citazione dal sito internet:
www.fedevangelica.it
in data martedì 23 settembre ore 17.50)

L’intervista, a cura di Luca Baratto e Gaelle Courtens, dell’agenzia NEV, è stata realizzata in vista della VII Assemblea della Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN), che si svolge dal 24 al 28 settembre a Triuggio (Milano),
con il titolo: "La vera sfida del cambiamento climatico”
(citazione dal sito: www.voceevangelica.ch)



Per informazioni:
Agenzia NEV - Notizie Evangeliche
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
tel. 06/48.25.120
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e-mail: Agenzia Stampa NEV

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