martedì 26 agosto 2008

Eresia o Ortodossia all'alba del Cristianesimo?


- Romolo Perrotta,
Hairéseis. Gruppi, movimenti e fazioni
del giudaismo antico e del cristianesimo (da Filone
Alessandrino a Egesippo)
,
(Scienze Religiose Nuova serie),
EDB Edizioni Dehoniane
Bologna, Fondazione Bruno Kessler
- Scienze Religiose, Bologna, 2008,
pp. 842;

all’alba del cristianesimo ci
fu prima l’«eresia» o l’«ortodossia»?
Nel 1934 Walter Bauer divise il
mondo della critica con l’ipotesi che
fu l’«ortodossia» ad essersi
sviluppata a partire dall’eresia, e non
viceversa come sosteneva la teoria
classica per cui l’ortodossia precede
l’eresia. Il dibattito si ampliò con approfondimenti (per una
sintesi magistrale al riguardo si veda: Simon e Benoît,
Giudaismo e cristianesimo, cap. VII: Ortodossia ed eresia
nel cristianesimo dei primi secoli
, Editori Laterza, 1991).
M. Goguel commentava riguardo al libro di W. Bauer:
portava nuove e feconde tesi da valutare con attenzione e
apriva nuovi orizzonti per lo studio della storia delle origini
cristiane. Al suo sorgere il cristianesimo non conosceva
una forma ‘ortodossa’ che fronteggiava le altre forme
‘eretiche’. In realtà vi erano diversi cristianesimi, anche
molto diversi tra loro. Basti pensare per restare nell’alveo
delle teologie del Nuovo Testamento: la teologia paolina,
la teologia lucana, la teologia giovannea, solo per citarne
alcune. La tesi di Bauer ha evidenziato nitidamente come
ortodossia/eresia siano due grandezze che procedono
parallelamente e, a volte, in interazione, ma si sono
palesate chiaramente e distintamente solo a partire dal II
secolo. L’intento del volume di Romolo Perrotta è il
seguente: analizzare come idee, usanze, dottrine,
concezioni sociali, religiose e politiche hanno dato vita, in
diverse circostanze, a movimenti, gruppi e fazioni interni
al giudaismo antico e al cristianesimo.
diversità e il confronto. Se pensassimo tutti allo stesso modo
(l’operazione è possibile paradossalmente su un piano più
culturale che naturale) non avremmo neppure attrazione
l’uno per l’altro. Non è un caso che la dialettica - e il metodo
maieutico/dialogico - si ponga alla base di ogni vero cammino
filosofico. Nell’impossibilità di un autentico e totale avere-a-che-
fare con la Verità, il confronto, lo scambio, il dialogo
rappresentano il dispiegarsi di un sentiero; laddove il
soliloquio e le risposte date a se stessi ne costituiscono lo
smarrimento. E non è un caso neppure che le democrazie
esprimano la forma più ardua e difficile di convivenza umana
socialmente organizzata e istituita. Ogni democrazia
presuppone, infatti, nella normalità delle cose il dissenso
dei suoi cittadini; e solo nell’operare hic et nunc la possibilità
del loro consenso». Perrotta (a p. 11) riporta questa citazione:
«Nella disputa fra l’apostolo Pietro e Simone mago,
raccontata nel Romanzo pseudoclementino, l’«eresiarca»
istiga Pietro al confronto con queste parole: «Se vi sarà pace
e concordia non si farà un passo in avanti nella direzione
della ricerca della verità, poiché la «battaglia è madre della
pace» (PsClem/Rec II,23.1.4)”; rettamente intesa questa
affermazione invita ad una lotta: quella per le idee che hanno
il diritto di dispiegarsi e di confrontarsi, in maniera anche
aspra ma nonviolenta, così avrebbe dovuto essere anche
all’interno del cristianesimo, così dovrebbe essere nel
presente e nel futuro;

www.dehoniane.it

(citazione dalla rubrica Librarsi, a cura di Maurizio Abbà, dalla Rivista: Tempi di Fraternità, n. 6, anno trentasettesimo, giugno-luglio 2008, p. 13).

1 commento:

maurizio abbà ha detto...

Un libro qualificato ed informato
su di un tema molto controverso.