martedì 17 giugno 2008

Immigrazione

Genova il 12 giugno 2008

Al Ministro degli Interni;
Al Prefetto di Genova;
Al Presidente della Regione Liguria;
Al Presidente della Provincia di Genova;
Al Sindaco di Genova;
(gruppi dei rispettivi Consigli)
Senatori e Deputati eletti in Liguria;
Associazioni di base e volontariato operanti nel territorio;
P.c. Tavola Valdese;
Federazione delle chiese Evangeliche in Italia;
Commissioni delle chiese presso il Parlamento Europeo.

Loro sedi

Lunedì 9 giugno 2008, alle ore 18,
nei locali della Chiesa Evangelica Valdese di Genova via Assarotti 21,

I CONSIGLI DELLE CHIESE
IGLESIA-HISPANO-AMERICANA, VIA ASSAROTTI 21;
METODISTA DI GENOVA- SESTRI, VIA FABIO DA PERSICO 40r;
VALDESE DIGENOVA- SAMPIERDARENA, VIA URBANO RELA 1-3;
IL CONCISTORO VALDESE, VIA ASSAROTTI 21;
(organi delle chiese di Genova che fanno parte della Chiesa Evangelica Valdese -Unione delle chiese metodiste e valdesi- i cui rapporti con lo Stato italiano sono regolati dalla Legge 449/11 agosto 1984)

RIUNITI IN SEDUTA CONGIUNTA
hanno discusso e approvato il seguente documento:

Mentre molte voci si levano ad esprimere la protesta del mondo dell’associazionismo e del volontariato contro le norme contenute nel “pacchetto sicurezza” richiamandosi alle convenzioni internazionali sui diritti umani, anche noi vogliamo levare la nostra voce perché come cristiani evangelici abbiamo un motivo in più per non tacere: il richiamo alle parole di Cristo: “Ero straniero e mi avete accolto... quello che avete fatto per uno di questi ultimi, lo avete fatto per me”. Proprio il concetto evangelico di accoglienza, cioè vedere nell’altro il nostro “prossimo” e l’immagine stessa di Cristo, ci spinge a denunciare:

- l’introduzione del reato d’immigrazione clandestina che trasforma un’irregolarità amministrativa in delitto, punisce una condizione e non un fatto, etichettando automaticamente come criminale ogni straniero senza permesso di soggiorno. Non dimentichiamo che la quasi totalità degli immigrati fugge da condizioni di vita disumane nella speranza di trovare una possibilità di sopravvivenza nel nostro paese.

- l’apertura di nuovi CPT e il prolungamento a 18 mesi del cosiddetto “trattenimento” (un eufemismo per non dire “detenzione”) in questi luoghi peggiori del carcere in cui sono sospesi i più elementari diritti umani;

- gli ostacoli posti alla regolarizzazione di chi sul territorio già vive e lavora, e le restrizioni al ricongiungimento famigliare che faciliterebbe la piena integrazione degli stranieri presenti in Italia; Non possiamo nasconderci le prospettive che il reato d’immigrazione clandestina, se introdotto nelle forme proposte, aprirebbe inevitabilmente: la saturazione delle carceri, già oggi sovraffollate e ingestibili, l’intasamento dei tribunali che già stentano a smaltire i fascicoli arretrati, ma soprattutto la trasformazione di centinaia di migliaia di persone in latitanti disperati, esposti al rischio di essere arruolati dalla criminalità organizzata. Vogliamo affermare con forza che migrare non è un crimine; è invece criminale un sistema mondiale (l’11% della popolazione del pianeta consuma l’88% delle risorse) che obbliga la gente a fuggire dal proprio paese per sopravvivere. Ci mortifica appartenere a un paese che ha assoluto bisogno di immigrati per funzionare, ma poi li rifiuta, li umilia, li tratta da mezzi e non da persone. Infatti, accogliendo l’invito evangelico a esaminare noi stessi e a guardare la nostra trave prima del fuscello dell’altro, non possiamo dimenticare che l’immigrato irregolare è spesso vittima di comportamenti ben più gravi di quello che può essere l’aver varcato una frontiera senza permesso. Riflettiamo su quante volte noi italiani non abbiamo esitato a sfruttare la situazione di debolezza e di bisogno degli immigrati irregolari per speculare sulla loro pelle. Pensiamo ad esempio agli imprenditori che sfruttano la forza lavoro degli immigrati assunti in nero a salari di fame e senza norme di sicurezza; a chi approfitta della debolezza delle donne immigrate costringendole alla prostituzione in condizioni vicine alla schiavitù: a chi affitta (sempre in nero e a prezzi da capogiro) immobili fatiscenti a frotte di immigrati; a chi brucia i campi nomadi, abitati anche da donne e bambini.

Auspichiamo dunque che il Governo e il Parlamento di questo Paese, che ha una tradizione di emigrazione non lontana nel tempo, sappiano rispettare i principi di solidarietà e di tutela dei più deboli già sanciti nella nostra Costituzione. Con viva cordialità.

f.to in originale.

Il presidente del CdC. higlesia-ispano-americana
Past. Teodoro Fanlo y Cortès

Il presidente del CdC. metodista di Genova-Sestri
Past. Stefano Mercurio

Il presidente del CdC. valdese di Sampierdarena
Silvia Ricca

Il vicepresidente del Concistoro valdese
Dott. Giacomo Grasso

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