lunedì 23 giugno 2008

Acqua prepagata, una minaccia per i poveri


La Rete ecumenica dell’acqua lancia l’allarme sui nuovi sistemi adottati in Africa. Nel Lesotho, in Africa del Sud e in molti altri paesi africani sono stati adottati nuovi sistemi di fornitura dell’acqua con contatori a prepagamento. I più poveri rischiano di restare senz’acqua
Christian Johannessen*

Nel Lesotho, in Africa del Sud e in molti altri paesi d’Africa, i sistemi che obbligano i consumatori a utilizzare soltanto l’acqua che hanno pagato prima vengono incoraggiati come mezzo per finanziare una migliore infrastruttura di distribuzione d’acqua. Questo è un approccio problematico, avvertono gli esperti in acqua delle chiese, nella misura in cui minaccia l’accesso dei più poveri a questo bene di prima necessità, indispensabile alla vita.
I contatori d’acqua prepagati funzionano più o meno come i cellulari. Si compra una carta contenente un credito corrispondente a una certa quantità di acqua. Quando si inserisce la carta in una macchina – sia un contatore d’acqua per uso casalingo sia una fontana pubblica – si può tirare acqua fino allo svuotamento della carta. Ma, mentre il telefonino permette di solito al suo proprietario di chiamare numeri d’urgenza anche quando il credito è esaurito, il contatore d’acqua prepagato non può determinare l’urgenza del bisogno in acqua di una persona.
Secondo Michael Windfuhr, direttore del dipartimento dei diritti della persona presso l’agenzia protestante tedesca «Pane per il mondo» e membro del gruppo dirigente della Rete ecumenica dell’acqua, «i contatori d’acqua prepagati sono altamente problematici. Se una persona non ha più soldi e se la sua carta è vuota, essa non può procurarsi acqua per soddisfare i suoi bisogni fondamentali. È una violazione del diritto umano all’acqua. Dovrebbe essere impossibile privare chiunque sia dell’accesso all’acqua visto che si tratta di un bisogno fondamentale di ogni essere umano».
Economie di acqua a spese dei poveri
Con il vecchio sistema in cui la gente pagava le bollette dopo avere utilizzato l’acqua, non si poteva tagliare l’acqua senza preavviso, spiega Michael Windfuhr. Oggi, può trovarsi improvvisamente privata di accesso all’acqua potabile ed essere costretta di utilizzare un’acqua forse insalubre.
Michael Windfuhr afferma inoltre che la maggior parte dei problemi relativi all’acqua sono una questione di politica e non di penuria. «In zone in cui imperversa la siccità, si vedono ancora campi da golf irrigati. Nel Burkina Faso, alcune persone utilizzano da 250 a 400 litri di acqua al giorno, mentre altri non dispongono dei 50 litri quotidiani indispensabili. Anche nelle zone in cui la penuria è reale, è essenziale che gli abitanti siano approvvigionati in acqua».
Secondo Molefi Ndlovu, del Centro per la società civile a Durban, l’esempio del sistema di prepagamento dell’acqua a Johannesburg, in Sud Africa, dimostra bene il rischio di discriminazione nei confronti dei poveri.
«Si installano contatori d’acqua prepagati per risparmiare acqua. Ma questi contatori vengono imposti soltanto alle comunità nere povere e non alle comunità delle banlieues edoniste dove si spreca l’acqua», dice.
Le comunità povere sono disperate. Molefi Ndlovu parla delle manifestazioni di resistenza a questi contatori, condotte sotto il segno dello slogan «Distruggete i contatori, approfittate dell’acqua». Coloro che ricorrono a tali metodi rischiano la multa e il carcere.
Altri ricorrono ai tribunali per porre fine al nuovo sistema di prepagamento. Il tribunale di grande istanza di Johannesburg ha dichiarato di recente che l’attuale situazione è incostituzionale, e ha affermato che la gente dovrebbe poter scegliere tra contatori prepagati e sistemi normali e che il volume di acqua disponibile gratuitamente in Sud Africa è insufficiente,
La voce delle chiese
I sistemi di prepagamento dell’approvvigionamento in acqua sono stati uno dei principali temi affrontati nel quadro di una conferenza tenuta nello scorso aprile dalla Rete ecumenica dell’acqua a Maseru, capitale del Lesotho. Professionisti dell’acqua di tutta l’Africa guardano oggi verso il regno delle montagne perché i contatori d’acqua prepagati istallati di recente nei luoghi pubblici dalla compagnia di distribuzione d’acqua di Maseru vengono considerati come modelli dall’industria.
Le chiese danno il loro contributo all’approvvigionamento in acqua in tutto il mondo. La Rete ecumenica dell’acqua chiama oggi le chiese a impegnarsi in campagne di promozione del diritto umano all’acqua.
Åsa Elfström, consulente per le questioni di acqua e di sviluppo presso la Chiesa di Svezia e membro del gruppo direttivo della Rete, spiega: «La Chiesa ha una tradizione di sostegno ai più poveri e ai più emarginati. La gente che non ha accesso all’acqua non ha una voce potente. Se la Chiesa, che gode di un’alta considerazione nella maggior parte dei paesi, sa farsi sentire, potrà ottenere dai governi che essi cambino politica».
La Rete ecumenica dell’acqua è un’iniziativa di chiese, di organizzazioni e di movimenti cristiani che lavorano a promuovere l’accesso della gente all’acqua nel mondo e a trovare soluzioni su base comunitaria alla crisi dell’acqua. Il suo obiettivo è di portare una testimonianza cristiana comune nel dibattito sulle questioni dell’acqua. Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) accoglie il segretariato della Rete e si sforza di facilitare la cooperazione tra i partner implicati.
La conferenza sul tema «Che la giustizia sgorghi come un torrente inesauribile» era ospite del Consiglio cristino del Lesotho e del gruppo locale dell’Associazione di difesa dei diritti «Pelum». (cec media)

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

*Giornalista indipendente di Norvegia

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